È andata in onda ieri sera negli USA l’attesissima intervista di Tim Cook per Rock Center, programma di approfondimento di NBC. Alle indiscrezioni già emerse poche ore fa, tra cui la conferma di una iTV e le possibili motivazioni che hanno portato al licenziamento di Scott Forstall, se ne aggiungono altre particolarmente gustose. Ma l’elemento davvero stupefacente di questa intervista è la facilità con cui Cook riesce a mettere in difficoltà il suo interlocutore, con risposte elusive e giochi di parole per non svelare troppo i piani di Apple. Un personaggio particolarmente sagace quello del nuovo iCEO, mai apparso in queste vesti in TV.
La location per l’intervista è la splendida Grand Central Station di New York, dove Apple ha aperto da meno di un anno uno dei suoi store più belli. E Cook pare perfettamente a suo agio in questo luogo smentendo le aspettative al ribasso sul suo conto, perché ovviamente il CEO non è un comunicatore nato così come lo era il compianto Steve Jobs. E proprio in fatto di successione, è lo stesso Cook a spiegare le differenze con il co-fondatore di Apple:
«Sono diverso da Steve Jobs per molte ragioni. Una cosa che ha fatto per me – e che ha levato il peso di un grande e comprensibile onore – è raccomandarmi, in un paio di occasioni prima della sua scomparsa, di non domandarsi mai cosa lui avrebbe fatto. Non farsi mai la domanda “Cosa farebbe Steve”, ma fare quello che si ritiene giusto».
E quel che è giusto è stato riorganizzare Apple a seguito dell’imbarazzante esordio delle Mappe di iOS 6, fatto che ha portato al licenziamento di Scott Forstall dalle fila di Cupertino:
«Le mappe hanno disatteso le aspettative dei nostri clienti. E le nostre aspettative su noi stessi sono addirittura maggiori di quelle dei nostri clienti. Lo posso dire, abbiamo fallito. […] Abbiamo fallito e abbiamo dovuto spostare tutte le energie dell’azienda per correggere i nostri errori.»
Effettivamente il lancio delle Mappe di iOS 6 ha creato lecito imbarazzo dentro e fuori dall’azienda, perché nessuno si aspetterebbe mai da Apple un prodotto approssimativo, poco funzionale, addirittura foriero di informazioni false. Ed è proprio per questo che Brian Williams ha voluto domandare quali siano le differenze con le altre aziende, quale sia il quid che permette ad Apple di non diventare una Sony qualunque. E pare che l’iCEO non abbia particolarmente gradito il confronto con il colosso giapponese, considerato come nella risposta eviti accuratamente di nominarlo:
«Ci preoccupiamo che Apple rimanga sempre focalizzata, precisa come un laser. Possiamo creare grandi cose solo poco alla volta, solo focalizzandoci su pochi prodotti.»
Il riferimento è fin troppo chiaro: mentre società come Sony hanno massificato la loro produzione, introducendo un catalogo di infiniti prodotti, Apple ha optato per un approccio più ristretto. Anziché migliaia di device dalle funzioni non sempre immediate, si scelgono pochi prodotti – meno di 10 – e li si rende grandiosi. Ed è quello che Cupertino sta facendo con la sua iTV, il televisore previsto per il 2013 che probabilmente cambierà l’intero settore dell’intrattenimento domestico. Cook ne ha svelato indirettamente l’arrivo confermando il “grande interesse” di Apple verso questo progetto, ma Williams non è riuscito a strappare niente di più. Cook sfugge, gioca con le risposte, sovrasta il suo interlocutore con un’eloquenza forbita. Nella speranza di scoprire cosa la Mela abbia in serbo per i prossimi 10 anni, l’intervistatore riceve infatti una risposta elusiva e particolarmente furba:
«Il nostro ruolo è fornire qualcosa che non avresti mai pensato di volere. E di cui ora non puoi più far senza. E ci puoi scommettere: Apple continuerà su questa strada.»
E se Apple, invece, avesse iniziato la sua fase di declino? Se il cerchio si stesse chiudendo, che cosa farebbe Cook? Non lo sapremo mai, data la sagace risposta del leader targato Mela per allontanare un uccellaccio del malaugurio:
«Ma Brian, non essere contro di noi!»