AGCOM ha messo nel mirino TIM e Vodafone per la rimodulazione a pagamento dei servizi “LoSai” e “ChiamaOra” di TIM e “Chiamami” e “Recall” di Vodafone offerti gratuitamente fino al 11 agosto per TIM e fino al 21 luglio per Vodafone. AGCOM vuole dunque verificare se queste rimodulazioni non vadano ad arrecare danno ai clienti degli operatori. Proprio per questo, a seguito delle audizioni svolte agli inizi di luglio, l’AGCOM ha chiesto ed ottenuto l’adozione, da parte dei due operatori, di misure aggiuntive di trasparenza a tutela degli utenti.
In particolare, per scongiurare addebiti inconsapevoli agli utenti che non abbiano letto il messaggio SMS informativo inviato dall’operatore per avvertire della modifica, TIM e Vodafone hanno accettato di impegnarsi a richiamare l’informativa sulla manovra nella homepage dei loro siti web; di pubblicare nuovamente l’annuncio relativo alla manovra su quotidiani di rilevanza nazionale; di modificare il messaggio informativo inviato ad ogni fruizione del servizio informativo di chiamata, per renderne più chiara l’onerosità. AGCOM comunque sottolinea come i servizi in questione possono essere disattivati in qualsiasi momento contattando il proprio operatore, seguendo le istruzioni dell’albero di navigazione del numero di assistenza clienti oppure quelle presenti nell’area di “self-caring” del sito web del gestore.
AGCOM comunque continuerà l’istruttoria per verificare, in concreto, gli effetti della manovra e la relativa coerenza con le disposizioni del Codice delle comunicazioni elettroniche poste a presidio dei diritti di consumatori ed utenti, oltre che per limitare il contenzioso tra questi operatori e gli utenti inconsapevoli che chiedano il riaccredito degli importi addebitati per tali servizi.
Proseguono dunque per TIM e Vodafone i problemi relativi alla decisione di mettere a pagamento i rispettivi servizi “LoSai” e “ChiamaOra” e “Chiamami” e “Recall”. Pochi giorni fa, infatti, la notizia che anche l’Antitrust ha deciso di avviare un’istruttoria contro i due operatori per accertare l’eventuale carattere scorretto delle condotte con cui sono state modificate le condizioni di fornitura di tali servizi. Per l’Antitrust infatti, le aziende potrebbero aver violato le disposizioni del Codice del consumo ove l’adesione all’offerta dei servizi a pagamento, in sede di variazione delle condizioni di fruizione degli stessi o di sottoscrizione di nuovi contratti, dovesse risultare basata su meccanismi che non prevedono un consenso espresso del consumatore.