L’Antitrust ha aperto due istruttorie contro TIM e Vodafone per accertare il carattere scorretto delle condotte con cui sono state modificate le condizioni di fornitura dei servizi accessori denominati “Chiamami” e “Recall” di Vodafone e “Losai” e “Chiamaora” di TIM, rendendoli a pagamento. Le aziende potrebbero, infatti, aver violato le disposizioni del Codice del consumo ove l’adesione all’offerta dei servizi a pagamento, in sede di variazione delle condizioni di fruizione degli stessi o di sottoscrizione di nuovi contratti, dovesse risultare basata su meccanismi che non prevedono un consenso espresso del consumatore.
Tali condotte potrebbero dare luogo anche a forniture non richieste. Inoltre, il messaggio inviato da Vodafone ai consumatori potrebbe presentare profili di ingannevolezza in merito ai reali costi del servizio. Non è passata dunque inosservata la rimodulazione di TIM annunciata poco tempo fa in cui si specificava che dal 21 luglio 2014, i noti servizi LoSai e ChiamaOra sarebbero diventati a pagamento per le utenze ricaricabili. Servizi sino ad allora assolutamente gratuiti. Nello specifico, TIM ha introdotto i seguenti costi: 1,90 euro ogni quattro mesi con addebito sul credito residuo.
Rimodulazione molto contestata dagli utenti, così come quella di Vodafone che sempre dal 21 luglio fa pagare 6 centesimi al giorno, ma solo in caso di effettivo utilizzo, i servizi “Recall” e “Chiamami” che sostanzialmente assolvono alle stesse funzioni di LoSai e ChiamaOra di TIM.
L’Antitrust vuole dunque vederci chiaro nonostante i due operatori abbiano per tempo avvertito le proprie utenze tramite una comunicazione via SMS.