TIM ha deciso di escludere Huawei dalla costruzione dell’architettura legata alla rete 5G. Una notizia inaspettata, considerando che l’azienda cinese era uno dei partner più importanti già indicato dall’operatore telefonico italiano per la gestione dell’infrastruttura (il 40% era stato affidato a Huawei, mentre il 60% a Ericsson). A dispetto delle motivazioni ufficiali addotte da TIM, ovverosia che il gruppo preferisce rivolgersi esclusivamente a Nokia ed Ericsson per una questione di costi-benefici, la scelta di escludere Huawei sembrerebbe in realtà rientrare all’interno di una situazione politica internazionale che vede contrapposti due veri e propri schieramenti relativi alla questione cybersicurezza delle reti mobili, anche se questo tipo di infrastruttura in Europa, ovverosia il Radio Access Network (RAN), non ha ufficialmente mai generato troppe preoccupazioni.
Sicurezza e 5G
Nokia ed Ericsson sono le due aziende che hanno contribuito in passato alla realizzazione del 75% della rete 4G (il 25% era stato di Huawei), e in quanto tali a detta di TIM darebbero da sole ampie garanzie in termini di qualità e costi di produzione: le due aziende, insomma, secondo l’operatore italiano garantirebbero un’adeguata copertura dei lavori, senza pesare più di tanto sul budget stanziato per la realizzazione delle infrastrutture 5G come accadrebbe invece se a occuparsi dei progetti fossero tre società. Da qui la decisione di disdire il contratto con Huawei.
Le reti 5G e il loro peso sulla futura economia e sicurezza mondiale stanno rendendo parecchio complicati i vari iter necessari alle autorizzazioni e alla partecipazione delle società cinesi a vari progetti. Nei prossimi giorni, l’Unione Europea ha in programma di discutere delle implementazioni di questa tecnologia e dell’istituzione di standard di sicurezza globali in occasione del vertice che si terrà con l’India, Paese che l’Europa considera tra quelli più importanti sulle questioni commerciali e di sicurezza internazionale. L’UE è infatti preoccupata per il dominio dei giganti delle telecomunicazioni cinesi, molte delle quali accusate di avere stretti legami col governo comunista del Paese, e per la loro crescita nel settore tecnologico, anche sul mercato globale.