Un interessante articolo di Tim Wu, pubblicato dalla testata New America Foundation, parte da iPad per analizzare i rapporti tra Steve Jobs e Steve Wozniak, i due fondatori di Apple. Il tablet di Cupertino si costituisce come la piena realizzazione delle volontà di Jobs e, purtroppo, come una sconfitta delle visioni di Wozniak.
Tutto partirebbe dai lontani anni ’70: l’esordio di Apple, secondo WU, è stato pienamente in stile Wozniak. Il computer è stato pensato come un progetto aperto e corale, dove ognuno poteva dare il proprio apporto per migliorarne le prestazioni. Non è un caso, infatti, che Apple II, il primo vero successo di Cupertino, fosse stato concepito per essere modificato dagli utenti, con tanto di slot interni disponibili, e pensato affinché qualsiasi sviluppatore potesse creare liberamente il software più adeguato.
La visione di Jobs, invece, inizia ad imporsi nei primi anni 80, con l’introduzione della linea Macintosh. Il computer non è più visto come un progetto aperto e corale, ma come un dispositivo perfettamente concepito, in grado di eliminare l’intervento degli utenti. Grazie a questa mossa, il Mac diventa rapidamente il computer adatto anche ai neofiti informatici, ma perde irrimediabilmente in possibilità di personalizzazione. Con il primo Macintosh, infatti, spariscono gli slot interni e le capacità di espansione fai-da-te.
Nel corso degli anni, l’intervento di Steve Jobs si è fatto sempre più dominante, portando ad una generazione di prodotti Apple ottimamente funzionanti, esteticamente perfetti e versatili, ma fondamentalmente chiusi. Ne sono dimostrazione iPod, iPhone e iPad: dispositivi che rasentano sì la perfezione, ma su cui l’utente ha poco controllo, non essendo nemmeno permesso l’autonomo cambio di batteria.
Tim Wu sottolinea come proprio iPad sia il compimento di questa evoluzione trentennale voluta da Jobs: funziona solo con software distribuito da Apple stessa, non si può accedere ai file di sistema, non lo si può aprire non essendo dotato di viti, non lo si può espandere, è compatibile solo con dispositivi approvati Apple, presenta connettori Apple-specifici e, infine, la sua potenza è limitata dall’azienda al di sotto dei propri potenziali, in modo che l’utente non si discosti troppo dagli usi che lo stesso Jobs ha previsto.
In definitiva, si tratta di un prodotto che i due Steve degli anni ’70 non avrebbero mai acquistato.