Tinder sta esplorando una soluzione per svincolarsi dalle alte percentuali richieste dagli store digitali. Non è un segreto che Apple e Google chiedano agli sviluppatori cifre esorbitanti per ospitare le loro app, che ammontano fino al 30% degli abbonamenti. Adesso l’applicazione per appuntamenti ha deciso di ignorare ciò che il gigante della ricerca esige: ha infatti introdotto un nuovo processo di pagamento predefinito nella sua app per Android, che salta del tutto il sistema del Play Store.
Una portavoce di Match Group, Justine Sacco, ha definito tutto ciò come un esperimento, affermando che l’azienda testa “costantemente” nuove funzionalità e che le opzioni di pagamento “a vantaggio dell’esperienza degli utenti” ne sono un esempio. È pratico per gli sviluppatori Android abilitare i pagamenti diretti senza passare per il Play Store, ma in genere significa ignorare del tutto Google, come Epic ha fatto con Fortnite. È insomma un modo poco carino per rimanere nel negozio, aggirando i requisiti di BigG.
Servizi come Tinder e Spotify si stanno ribellando alle tasse imposte dalla società di Mountain View per un semplice motivo: vogliono una fetta più ampia della torta. Come detto poc’anzi, Google e Apple si pigliano fino al 30% dagli abbonamenti in-app (il 15% dopo il primo anno) e questo è un duro colpo per i servizi che spesso propongono sottoscrizioni da 10 dollari o meno al mese.
Nel frattempo, BigG pare si troverà ad affrontare una nuova maximulta per aver violato la privacy dei bambini attraverso la nota piattaforma video YouTube. Al momento ancora non si sa a quanto ammonterà la cifra, ma potrebbe essere davvero salata e, quindi, tutt’altro che una carezza per le finanze della società.