Tomodachi Collection: New Life non è certo fra le produzioni più conosciute del mercato videoludico, anche perché la sua commercializzazione è avvenuta esclusivamente in Giappone, a fine aprile per la console portatile 3DS. Si tratta di un “simulatore di vita”, con il gameplay che in qualche modo richiama alla mente quello dei ben più noti Sim City o Animal Crossing. Se ne parla oggi dopo la pubblicazione del changelog relativo alle correzioni introdotte dalla prossima patch, con la quale Nintendo ha intenzione di impedire i matrimoni gay.
Il titolo, tra i più venduti nel paese del sol levante durante il mese di maggio, permette infatti ai giocatori di far sposare un Mii maschio con un altro dello stesso sesso. Stando a quanto riportato sulle pagine di Kotaku si tratterebbe di un bug, ovvero di una possibilità non prevista e non voluta dagli sviluppatori, un’ipotesi rafforzata dal fatto che la stessa cosa non avviene con personaggi femminili. Oggi l’azienda di Super Mario ha annunciato il rilascio di un aggiornamento che, oltre a risolvere i problemi riscontrati all’avvio, nel salvataggio delle partite e altri errori, impedisce le “relazioni umane che diventano strane” (traduzione letterale di “Human relations that become strange”).
Una presa di posizione destinata a far discutere, che in Rete ha già suscitato reazioni negative da parte dei giocatori. Su Twitter c’è ad esempio chi consiglia di non scaricare la patch, mentre su forum e tra i commenti pubblicati sui siti specializzati si parla di comportamento omofobo da parte di Nintendo. Va segnalato che al momento la società non è intervenuta sulla vicenda prendendo una posizione chiara.
Non è la prima volta che i videogiochi si trovano ad affrontare il tema dell’omosessualità. Negli ultimi anni titoli come Mass Effect e Dragon Age hanno offerto ai giocatori la possibilità di coltivare rapporti gay, dimostrando come il mondo del gaming sia pronto a trattare la questione in modo maturo e senza comportamenti discriminatori. Lo stesso è avvenuto anche in produzioni del calibro di Red Dead Redemption, Grand Theft Auto IV, Fable 3 e Skyrim.
C’è però anche chi non la pensa nello stesso modo: è il caso di Carlo Giovanardi, che nel 2011 (all’epoca Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia) si è scagliato contro The Sims e una serie di altri giochi etichettandoli come diseducativi e colpevoli di fornire un’immagine della famiglia in contrasto con quella descritta dalla nostra Costituzione.