Negli anni ’80 hanno rappresentato una delle più massicce rivoluzioni nella fruizione musicale, grazie all’avvento dei walkman e alla possibilità, allora non così scontata, di poter ascoltare il proprio brano preferito in ogni luogo e in ogni momento. E le musicassette, media sonoro ormai da diverso tempo assente dai mercati, sono state anche le compagne fedeli della copia domestica, quella che oggi verrebbe chiamata pirateria senza troppo indugiare, grazie alla possibilità di duplicazione infinita seppur con qualche perdita di qualità da un passaggio all’altro. Dopo il ritorno dei vinili, oggi ai primi posti di qualsiasi vendita musicale, torna anche il caro e vecchio nastro. La domanda è infatti in grande rialzo e molte aziende di produzione stanno per tornare sul mercato.
National Audio, una delle società negli anni più famosa nella fornitura di nastri per musicassette, ha cessato questa attività nel 2014. Eppure, stando a quanto riferito dal Wall Street Journal e da altre testate a stelle e strisce, il gruppo sarebbe pronto a ripartire con slancio a seguito della crescita della domanda nell’ultimo anno, impiegando un nuovo e segreto processo produttivo.
A quanto pare, la società avrebbe sviluppato un inedito ed efficiente metodo per ricavare nastro magnetico a partire da poliuretano e molecole metalliche di ferro, recuperando alcune tecnologie già impiegate per le strisce magnetiche delle carte di credito. Se il progetto dovesse andare in porto, già dal prossimo gennaio gli impianti potrebbero realizzare quasi sei chilometri di nastro al minuto, per una qualità sonora mai udita prima su cassetta.
Sebbene gli ascoltatori, soprattutto quelli meno giovani, non siano soliti associare alle musicassette una riproduzione sonora particolarmente fedele, in realtà anche la musica su nastro può garantire eccellente qualità, se i materiali di registrazione seguono standard elevati e, soprattutto, se si impiegano strumenti di riproduzione altrettanto precisi. Le tecnologie moderne applicate a un media del passato, perciò, potrebbero liberarne le potenzialità, rendendola una soluzione tutt’altro che di secondo piano rispetto al digitale.
Perché, tuttavia, le musicassette tornano sul mercato? Al momento, la resurrezione dei nastri non assume un impatto così prepotente come quello dei vinili, passati in poco più di due anni dal quasi totale dimenticatoio a uno dei formato oggi dai maggiori guadagni. Eppure la richiesta esiste, tanto da giustificarne un ritorno alla produzione, sebbene le ragioni non siano immediatamente chiare. Non possono infatti essere del tutto paragonate a 33 e 45 giri, poiché il suono è abbastanza diverso e non permettono di passare da un brano all’altro con estrema agilità, ma dalla loro hanno dimensioni contenute e una struttura abbastanza indistruttibile. Secondo Lee Rickard, co-fondatore dell’etichetta indipendente californiana Burger Records, le cassette continuerebbero a mantenere un appeal sia sonoro che affettivo, poiché il media con cui la maggior parte degli over 20 ha avuto con più frequenza a che fare.
La musica suona in modo diverso su nastro, spesso così come originariamente intesa dagli artisti. Le cassette sono compatte, tangibili, sono facilmente collezionabili, spesso presentano una copertina originale e numerata. E costano quanto una tazza di caffè, quindi si può supportare il proprio artista preferito senza cadere nel rimorso per la spesa.
Non resta che tornare in cantina o in soffitta, per recuperare il vecchio walkman o il tanto amato registratore a due piastre.