Toshiba e altri tredici produttori di schermi a cristalli liquidi sono stati citati in giudizio dal rivenditore di elettronica P.C. Richard & Son Inc. per aver cospirato sul prezzo dei loro LCD, facendo, come si dice in gergo finanziario, cartello. Secondo l’accusa presentata alla Corte Federale di Brooklyn, a partire dal 1996 le aziende incolpate si sarebbero incontrate di persona o avrebbero comunicato in altro modo per concordare i prezzi e la quantità degli schermi LCD da produrre.
Oltre alla già citata P.C. Richard & Son Inc, vi sono altre catene di negozi d’elettronica che hanno messo la loro firma sulla denuncia, tra cui: Pontiac, ABC Warehouse e Marta Cooperative of America. Nel frattempo, sette dei tredici accusati hanno già ammesso l’ipotizzata forma di accordo segreto e ne pagheranno le conseguenze, con una sanzione pecuniaria da svariati milioni di dollari. A testimonianza di come la situazione non vada per niente a genio ai grandi rivenditori, va citato il caso della più grande catena di elettronica di consumo, Best Buy, che lo scorso anno citò in giudizio i produttori di LCD per il medesimo motivo.
Il portavoce di Toshiba, Keisuke Oomori, ha dichiarato che la società sta esaminando le accuse, mentre Sharp si è rifiutata di commentare. Ora resta da vedere come reagiranno le altre aziende denunciate, che continuano a mantenere un lapidario silenzio.