C’è un altro tipo di doping, nel ciclismo, che non può essere rilevato dalle analisi condotte sull’atleta, che si nasconde molto più in profondità, nella componente meccanica che costituisce il tutt’uno tra il corridore e la sua bicicletta. È quello che prevede l’impiego di un motore elettrico a supportare la spinta e il movimento nelle fasi più difficoltose della gara, con lo stesso principio della pedalata assistita.
Potrebbe sembrare strano o addirittura bizzarro, ma si tratta di un problema che interessa anche le competizioni più importanti a livello mondiale, tanto che UCI (Union Cycliste Internationale) ha deciso di ricorrere alla tecnologia per scongiurarne l’impiego sulle strade del Tour de France. La competizione a tappe transalpina prenderà il via nei prossimi giorni a Le Mont-Saint-Michel, più precisamente sabato 2 luglio, per concludersi tre settimane più tardi a Parigi, come da tradizione. Le bici saranno attentamente analizzate con l’ausilio di scanner termici alla ricerca di eventuali motori e batterie nascosti. Il numero complessivo di verifiche previste è compreso fra 3.000 e 4.000.
Il test non richiederà più di un minuto e andrò a focalizzare l’attenzione su componenti come telaio, ruote e cambio. Lo scanner, connesso ad un tablet sul quale sarà eseguita una speciale applicazione, creerà un campo magnetico in grado di rilevare la presenza di anomalie. In caso di esito positivo, UCI smantellerà letteralmente il mezzo per un’ispezione più approfondita. Queste le parole di Brian Cookson, presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale.
Fin dall’inizio dell’anno abbiamo mandato un messaggio chiaro: non c’è letteralmente alcun modo di nascondere apparecchi per ingannarci in questo modo. Una bicicletta modificata è estremamente semplice da riconoscere con i nostri scanner e abbiamo intenzione di utilizzarli in modo intensivo sia durante il Tour de France che nel resto della stagione.
Un’iniziativa messa in campo per evitare il ripetersi di situazioni come quella che nel febbraio scorso ha visto protagonista Femke Van den Driessche, ciclista belga 19enne, colta in flagrante durante una gara del campionato mondiale con un piccolo motore camuffato all’interno della guarnitura, ovvero il sistema di pedivelle e corone posizionato all’altezza dei pedali. Per lei una multa salata e una sospensione di sei mesi da qualsiasi competizione.