Un’opera di pubblico dominio, sia essa appartenente alla letteratura, alla musica o alla pittura, può tornare ad essere protetta da diritto d’autore? È questa la delicata decisione che sarà chiamata a prendere, il prossimo autunno, la Corte Suprema degli Stati Uniti. Tutto nasce da una vicenda che ha visto protagonista negli anni scorsi il direttore d’orchestra americano Lawrence Golan.
Più nel dettaglio, a Golan venne chiesto di versare agli aventi diritto la quota necessaria all’esecuzione di alcuni spartiti del compositore sovietico Sergej Sergeevič Prokof’ev, dopo che questi erano tornati ad essere soggetto di copyright in seguito a quanto scritto dal Congresso nella legislazione sul tema (Section 514 of the Uruguay Round Agreements Act). Golan promosse allora una petizione, lamentando l’impossibilità di far fronte alle spese richieste e facendo esplicito riferimento a una convenzione datata 1886 che consente di riprodurre o condividere opere di artisti esteri dopo un determinato periodo di tempo.
La questione ha così sollevato il problema relativo alla possibilità che materiale di pubblico dominio possa tornare ad essere protetto da diritto d’autore, almeno negli Stati Uniti. Se così fosse, avverte la Electronic Frontier Foundation, si correrebbe il rischio di veder proibito l’accesso a una parte importante del patrimonio culturale oggi a disposizione di tutti. A firme celebri della ex Unione Sovietica appartengono infatti importanti lavori come quelle attribuite ai compositori Prokof’ev (autore della favola musicale “Pierino e il Lupo”) e Shostakovich, allo scrittore Aleksandr Isaevič Solženicyn o ai poeti Sergej Aleksandrovič Esenin e Marina Ivanovna Cvetaeva.
Non essendo mai stato sottoscritto un accordo sulla questione fra Stati Uniti ed ex USSR, la decisione che si troverà a prendere la Corte Suprema potrebbe dunque condurre a serie ripercussioni riguardanti l’accesso all’archivio della cultura russa da parte dei cittadini americani. Ed il problema si estenderebbe anche oltre il caso specifico, tanto che la Internet Archive ha chiesto chiarimenti per evitare che si possa entrare in uno stato di deregulation che porti nell’incertezza il settore (determinando seri pericoli legali per tutti gli utenti ed i gruppi che condividono materiale online). Per Internet Archive è questa una questione del tutto fondamentale, alle basi stesse della propria attività di storage online.
Viene a crearsi quindi un nuovo, ennesimo, corto circuito nel mondo del copyright. Starà alla Corte Suprema l’arduo compito di sbrogliare la matassa senza lasciare nodi irrisolti che possano complicare il futuro della condivisione (online ed offline) di contenuti.