Era un convincimento diffuso nell’opinione pubblica, ora è una certezza statistica: social network e chat istigano al tradimento coniugale. Lo dicono gli avvocati matrimonialisti italiani, e loro se ne intendono.
Già, perché un recente sondaggio ha espresso le cifre inequivocabili delle corna 2.0: ormai il 55% dei mariti e il 45% delle mogli si concedono una scappatella, e il fenomeno è in aumento grazie ai social network. Insomma, galeotto fu Facebook.
Al di là di alcuni dati che erano già noti, come il fatto che a Milano si tradisce più che a Roma, che il luogo di lavoro è il più pericoloso (sei tradimenti su dieci avvengono approfittando della pausa-pranzo), emerge come il Web è entrato di forza nelle abitudini dei fedifraghi.
Tanto che anche in Italia si stanno sviluppando siti Internet per traditori, come Gleeden, che conta più di centomila iscritti. Questi siti sono realizzati per aiutare l’utente a incontrare partner nel modo più riservato.
L’identikit del traditore non sfugge allo stereotipo: sono soprattutto uomini maturi, attorno ai 50 anni, che davanti alla tastiera danno corpo alle loro fantasie e lanciano ami per pescare delle prede, ma ormai le donne inseguono i maschi distanziate di poco.
D’altronde, i social network, le chat, alcuni siti che assistono l’utente nel suo desiderio di privacy, hanno l’incredibile capacità di moltiplicare le occasioni di incontro, a volte contro la nostra volontà o desiderio (come nel caso degli ex partner), a volte dando una piacevole sensazione di maggior controllo. Attenzione, però: la metà dei tradimenti viene scoperta, anche se spesso perdonata.
Siamo in tempo di nuove professioni: avete mai pensato al cyber-investigatore privato?