Un gruppo di ricercatori provenienti dall’Università della California di San Francisco, coordinati da Gopala Anumanchipalli, ha sviluppato un decoder con intelligenza artificiale che riesce a tradurre in parole l’attività celebrale. Potrebbe servire a tutte quelle persone che non riescono ad esprimersi, come ad esempio coloro affetti da morbo di Parkinson o Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), che nel tempo privano di tali capacità.
La realizzazione è avvenuta registrando l’attività della corteccia cerebrale di 5 pazienti volontari. Questi durante la registrazione hanno parlato a voce alta, mentre i ricercatori analizzavano i segnali che regolano i movimenti degli organi del linguaggio. Grazie a un sintetizzatore e all’IA si è riusciti a convertire gli impulsi in parole e suoni. Sono state articolate 101 frasi durante la ricerca e coloro che le hanno ascoltate sono riuscite a comprenderle e trascriverle.
Questa ricerca potrà portare nei prossimi anni allo sviluppo di strumenti che potrebbero riuscire a tradurre i pensieri in parole. Delle vere e proprie neuro-protesi che consentiranno di esprimersi a coloro che non possono, ma anche controllare oggetti come arti robot. Questa non è certamente l’unica ricerca i questo senso: solo pochi mesi fa alla Columbia University è stata creata una particolare tecnologia che permette di tradurre i pensieri in parole “leggendo” nella mente di una persona. In questo caso si è utilizzato un vocoder, usato per decodificare i discorsi e sintetizzarli.
Si apre quindi un probabile futuro in cui si potrà comunicare direttamente con i pensieri, anche se non è così prossimo come immaginiamo. Anche lo stesso Elon Musk ha parlato della sua Neuralink, che sostanzialmente vuole fondere il cervello umano con l’intelligenza artificiale, per l’azienda che si occupa di creare un’interfaccia uomo-macchina.