È stato un anno tribolato per Uber: l’indagine interna per le presunte molestie sessuali, le accuse legate alle pratiche anticoncorrenziali e la causa intentata da Waymo per la sottrazione di proprietà intellettuali. Tensioni che hanno portato nel mese di giugno Travis Kalanick a rassegnare le dimissioni dal ruolo di CEO. Il gruppo, al momento, è ancora senza una guida.
Nei giorni scorsi sono circolate in Rete alcune indiscrezioni a proposito di un possibile ritorno di Kalanick sulla poltrona di amministratore delegato, come richiesto da alcuni dipendenti che hanno promosso una petizione interna. Una mossa che ha un precedente illustre nel mondo tecnologico: quello di Steve Jobs, allontanato da Apple nel 1985 e poi tornato alla corte della mela morsicata nel 1996, per guidare l’azienda fino alla sua prematura scomparsa. A sgombrare il campo dall’ipotesi è Garrett Camp, co-fondatore di Uber, con un’email inviata nella mattinata di lunedì a tutti i lavoratori del gruppo. Questo un estratto in forma tradotta.
La ricerca del nostro CEO è la prima priorità del consiglio di amministrazione. È tempo di iniziare un nuovo capitolo, con il giusto leader per la prossima fase di crescita. A discapito delle indiscrezioni circolate, Travis non tornerà come CEO. Stiamo lavorando al fine di assumere un nuovo CEO di alto profilo per guidare Uber.
Va precisato che l’email firmata da Camp non esclude a priori il ritorno di Kalinick, ma mette nero su bianco che anche nel caso di una riassunzione non ricoprirà nuovamente il ruolo di amministratore delegato. Il testo fa riferimento anche all’esigenza di un’evoluzione per il futuro dell’azienda.
Uber ha bisogno di evolvere e maturare, per migliorare la nostra cultura e le nostre attività, continuando a perseguire la missione di rendere la mobilità accessibile a chiunque. Siamo impegnati per garantire il successo di Uber e manterremo tutti informati sui nostri progressi. Grazie per il vostro duro lavoro.