L’annuncio è ufficiale e giunge direttamente dall’ufficio stampa del gruppo 3 Italia (pdf): «Telecom Italia e 3 Italia hanno siglato un accordo di “co-siting” per la condivisione dei siti d’accesso alla rete radiomobile che riguarda sia i siti esistenti sia quelli che verranno costruiti in futuro. Oggetto dell’accordo sono le cosiddette infrastrutture “passive”: pali, cavi, sistemi di alimentazione elettrica e di condizionamento e altre infrastrutture civili».
3 e Telecom Italia, insomma, mettono assieme le forze per un vantaggio comune. Non sembra però essere un vantaggio propriamente simmetrico: se da una parte Telecom gode di molte infrastrutture ma necessita di abbassare i propri costi, dall’altra il gruppo 3 Italia ha scarsità di strutture ed assoluta necessità di aumentare la propria copertura. Il vantaggio reciproco sembra configurare l’incastro perfetto, ed è su questa base che è avvenuta pertanto la stretta di mano: «Mantenendo la titolarità sulle proprie infrastrutture, ogni operatore ospiterà le stazioni radiomobili del partner con l’obiettivo di ottimizzare la copertura di rete a livello nazionale. L’accordo non include i dispositivi elettronici che permettono di erogare ai propri clienti i servizi di telefonia mobile o i relativi servizi di gestione».
Ad ognuno la sua rete, insomma, ma condividendo pali e dislocazioni: «L’accordo ha una durata di 3 anni, è rinnovabile e a regime riguarderà almeno 2.000 siti, assicurando un’ottimizzazione degli investimenti, un risparmio del 30% sui costi e la riduzione dei tempi di sviluppo della rete di ciascun operatore». Il tutto con un vantaggio ulteriore: «con questo accordo, che rinnova ed amplia i contenuti di un contratto precedente, le due aziende danno attuazione alle linee guida contenute nel Codice per le Comunicazioni Elettroniche al fine di favorire un utilizzo più efficiente delle infrastrutture di rete nelle aree urbane e in quelle rurali».
Spiega Vincenzo Novari, amministratore delegato 3 Italia: «È un accordo di grande rilievo per la industry delle tlc in Italia perché da un lato migliora la struttura dei costi delle due aziende, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale di una tecnologia pulita come quella wireless e, dall’altro, segna un punto di svolta nel perseguimento di più elevati livelli di concorrenza». Sulla stessa linea d’onda Stefano Pileri, Direttore Tecnologie e Operations di Telecom Italia: «Dal punto di vista dell’efficienza, sarà possibile ridurre significativamente il costo di locazione dei siti, una delle maggiori voci di costo nelle reti mobili. In seconda battuta, la riduzione progressiva del numero di antenne avrà un positivo impatto ambientale».
Meno antenne, più copertura. Meno costi, più efficienza. Col senno del poi il patto sembra una logica conseguenza dell’attuale stato di evoluzione del mercato.