La trimestrale Yahoo è ancora una volta all’insegna del declino, della caduta dei proventi e delle incognite relative al futuro. Ciò nonostante alcuni segnali sembrano aggiungere qualche tono di colore ad una situazione ormai perennemente grigia ed è così che la giornata in borsa si chiude in forte aumento con una valutazione after-hour (successiva alla comunicazione dei dati trimestrali) che porta un ulteriore 3.7% al titolo.
Le entrate sono state appena al di sotto del previsto: 1.16 miliardi di dollari contro gli 1.2 stimati da Reuters. Secondo i dati Yahoo, al lordo dell’ammontare dovuto ai partner, le entrate sarebbero state di 1.58 miliardi, con una caduta del 13% in buona parte dovuta alle fluttuazioni del dollaro. I profitti netti hanno raggiunto i 118 milioni di dollari contro i 537 dello scorso anno (periodo in cui il gruppo era appena stato approcciato da Microsoft per una multimiliardaria offerta pubblica di acquisto), con una caduta del 78% che ben rappresenta l’attuale stato di salute del gruppo.
A favore dell’operato del nuovo CEO Carol Bartz v’è un progressivo taglio dei costi, qualcosa che sembra riportare i conti progressivamente e nuovamente sotto controllo: «Yahoo non è immune alle attuali difficoltà dell’economia, ma una attenta gestione dei costi nel primo trimestre ha permesso al nostro cash flow operativo di essere vicino al limite massimo del nostro outlook». Per stimolare ulteriormente tali progressi il titolo ha ora annunciato un altro 5% di tagli tra il personale (la cui comunicazione verrà formalizzata entro le prossime due settimane), rinunciando ad alcuni orpelli all’interno del gruppo e concentrando ulteriormente le risorse su quello che è il core business aziendale. Da segnalare, ad esempio, la chiusura annunciata di una appendice quale Jumpcut, servizio di recut video che dal momento dell’acquisizione aveva restituito ben poche soddisfazioni ai bilanci di Sunnyvale. Dai 13.500 dipendenti registrati al 31 Marzo si dovrebbe pertanto scendere appena al di sotto dei 13.000.
Le parole della Bartz sono state analizzate approfonditamente poiché hanno toccato molte note dolenti. La dismissione di GMarket è vista come minoritaria e poco significativa, i tagli delle risorse sono state spiegate nella logica di un ripensamento del core business del gruppo e la riorganizzazione dei comparti sarebbe volta ad eliminare duplicati per snellire ed alleggerire le logiche produttive. I profitti netti per il prossimo trimestre sono ora previsti nel range di 80/90 milioni di dollari con entrate per 1.4/1.6 miliardi.
Nessuna parola, però, relativamente ai contatti con Microsoft: come ipotizzato alla vigilia, la Bartz salta a pié pari l’argomento e non rilascia la benché minima dichiarazione in proposito, evitando così possibili speculazioni sulle sue parole. Trattasi di un silenzio che per molti versi sa di una conferma: i contatti ci sono e sono proficui, ma ancora le parti sembrano essere lontane da una risoluzione consensuale di una nuova forma di partnership.
L’unico velato accenno a Microsoft è sulla difensiva: il comparto della ricerca è «assolutamente critico per noi […] ed è importante per i nostri partner il fatto che possano accedere ad una forma combinata di piattaforma di search e display [advertising]». La cessione del ramo “search” non è dunque in discussione, mentre una possibile partnership maggiormente organica potrebbe eventualmente essere considerata: segnali di fumo lanciati ad una controparte che sembra essere particolarmente ricettiva.