La Turchia ha minacciato di voler censurare nuovamente Twitter, rendendolo non più raggiungibile da parte degli utenti del Paese, a meno che il social network non blocchi l’account di un giornale di sinistra reo di aver diffuso documenti sul raid della polizia militare sul camion dell’intelligence turca che lo scorso gennaio era in viaggio verso la Siria. La richiesta esplicita della autorità turche è arrivata lo scorso giovedì, dopo che il tribunale locale di Adana ha emesso l’ordine di blocco della copertura delle indagini suggerendo di censurare l’intero social network all’interno del quale erano circolate immagini e documenti del controverso raid.
Il tribunale ha sostenuto che la pubblicazione delle immagini avrebbe violato la sicurezza nazionale interferendo con l’inchiesta. Il Governo turco ha fortemente smentito le accuse della sinistra che asserivano che il camion dell’intelligence stava trasportando armi per gli estremisti. In realtà, secondo fonti governative, il camion stava trasportando aiuti umanitari alla minoranza turkmena in Siria. Social network come Twitter, Facebook e Google hanno dovuto rispettare l’ordinanza eliminando i contenuti incrinati, tuttavia questo non è bastato. Il giornale locale Birgun, così come tanti altri utenti di Twitter, ha continuato a condividere all’interno del social network nuovi messaggi sull’accaduto sfidando il divieto governativo.
Twitter è intervenuto andando a bloccare specifici messaggi condivisi dal giornale ma senza bannare l’intero account. Ma questo al Governo turco non è bastato che adesso chiede la totale censura dell’account del giornale.
Twitter si è però rifiutato di farlo, sottolineando come il suo compito sia anche quello di tutelare i diritti dei suoi iscritti.
Le autorità turche hanno dunque minacciato il social network di un suo blocco nazionale se non andrà a rispettare quanto richiesto. Non si tratta della prima volta che il Governo turco tenta di manipolare l’informazione per fini politici cercando soprattutto di tentare di bloccare e controllare i new media oggi utilizzati in massa dai cittadini, giornali e partiti di opposizione per divulgare informazioni “scomode”.
Tentativo di controllo che di recente è sfociato anche in un vero e proprio blackout di Twitter e YouTube in Turchia lo scorso marzo a causa della diffusione di materiale contro il Governo. Blocco che durò 2 settimane per Twitter e ben 2 mesi per YouTube.