Caspita, pare sia stato tutto causato da uno slash. Uno slash che ha inserito una persona, non una macchina. Una lista è arrivata dalla Stop Badware Coalition, un dipendente si è messo a passare al vaglio le righe relative agli aggiornamenti. È sabato, è una mattina tranquilla, il dipendente Google aggiorna la lista come ogni giorno e salva il file. Poi, 40 minuti di caos.
Ed era tutta colpa di uno slash. Google, il motore su cui Yahoo e Microsoft sparano cannonate da anni senza scalfirne minimamente l’impeto, s’è fermato per uno slash, un piccolo slash, un innocuo slash. La cosa ha un nonsoché di poetico. Una favoletta che riporta le macchine sotto il controllo dell’uomo. L’illusione del grande meccanismo che attorno al PageRank ha costruito un impero, la sensazione della trama perfetta che produce servizi e danaro, per pochi minuti scalfita dal fatto che un uomo può sbagliare e può mettere tutto in crisi. Anche solo per un attimo.
Nella “Guerra dei mondi” i tripodi morivano per lo stesso motivo: l’uomo, nella sua naturale imperfezione, sa ribadire la propria centralità proprio grazie alla sua debolezza. Era un piccolo bacillo nel romanzo di Herbert George Wells, è un piccolo slash oggi. Nel film di Spielberg le immagini iniziavano con questa narrazione, che per qualche minuto forse la concorrenza di Google ha ricordato:
Nei primi anni del ventunesimo secolo, nessuno avrebbe creduto che il nostro mondo fosse osservato da intelligenze più evolute della nostra, che mentre gli uomini erano impegnati nella vita di tutti i giorni, qualcuno li studiasse, li analizzasse – con la stessa precisione con la quale l’uomo scruta al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d’acqua. Con infinito compiacimento, l’uomo percorreva il globo in lungo e in largo, fiducioso del proprio dominio su questo mondo. Eppure, attraverso la volta dello spazio, intelletti vasti e freddi e ostili guardavano al nostro pianeta con occhi invidiosi. E lentamente e indisturbati ordivano i loro piani contro di noi
Yahoo e Microsoft magari hanno avuto uno spunto di riflessione, ma dovranno attendere la prossima occasione: il tripode di Mountain View ha solo starnutito.