Una nuova risoluzione approvata dal Parlamento Europeo ed indirizzata a tutti i paesi membri sembra essere un messaggio inviato direttamente alla RAI: «Il Parlamento vota una risoluzione che vuole il servizio pubblico più presente su Web, più autonomo dalla politica, più forte sui contenuti».
A parlarne è EuroParlamento24, dal quale è possibile carpire le linee guida della risoluzione adottata. In primis v’è la necessità di svincolare il servizio pubblico dalle pressioni politiche, intravedendo in questo elemento la causa maggiore di inquinamento della bontà del servizio stesso: «porre fine alle interferenze politiche relative ai contenuti dei servizi offerti dalle emittenti di servizio pubblico», tutto il resto verrà di conseguenza in virtù di una normale gestione aziendale di un servizio per la collettività. In tal senso la RAI non potrebbe che uscirne sollevata poichè schiava da troppi anni di una guerra di poli che si strappano tg e trasmissioni, palinsesti e share. Dal TG3 “di sinistra” al TG1 “di Minzolini”, passando per i vari programmi d’opinione “faziosi” e le ultime vicende legate alla coppia Fazio/Saviano, la tv è quotidianamente al centro dell’attenzione per le diatribe politiche che solleva. Il richiamo dell’UE è una sveglia che suona per un’Italia intorpidita dagli anni della grande lottizzazione della RAI, quando i tre canali furono scientificamente distribuiti tra le rappresentanze del Parlamento in una sorta di par conditio “de facto” che gli estremismi hanno nel tempo snaturato e volgarizzato.
Ma l’UE richiama soprattutto il servizio pubblico ad una maggiore attenzione nei confronti dei giovani e delle nuove tecnologie. Si chiede agli stati membri di definire i limiti entro cui agire, ma di impegnare comunque le risorse affinché il servizio pubblico non sia soltanto e meramente televisivo, ma sappia abbracciare anche nuovi canali come i video online.
Il richiamo sembra essere frutto delle preoccupazioni derivanti dalla convergenza tra internet e tv, realtà ormai assodata e pronta ad esplodere nei mesi a venire. Da questo punto di vista, però, v’è anche un’altra fenomenologia da tener in considerazione: l’arrivo di nomi quali Google e Apple nel mondo della tv tramite offerte proprie in via di definizione. A tal proposito la Commissione del Parlamento Europeo per la Cultura e l’Educazione avrebbe suggerito che Google, Apple e simili debbano sottostare a precise regole al pari degli altri media, esprimendo in ciò la preoccupazione per cui la convergenza possa avvenire in un contesto di deregulation che andrebbe soprattutto a danno del servizio pubblico.