Twitter, -11,24% nel mercato after-hour: basta questa cifra per descrivere il clima che circonda l’uccellino più famoso dei social network, poiché in questa sola cifra è celato tutto lo scetticismo che i numeri restituiti agli investitori nutrono in queste ore. A fine seduta il valore raggiunto è pari a 37,83 dollari, ossia la quota più bassa mai toccata dalle azioni del gruppo.
E difficilmente 140 caratteri basteranno per dare spiegazioni compiute ed esaustive sull’accaduto.
Twitter ha visto salire la propria utenza attiva dai 241 milioni di utenti di fine 2014 agli attuali 255 milioni, con un aumento netto di 14 milioni e un aumento complessivo sull’anno pari al 25%: troppo poco per un gruppo che ambisce in ogni mossa ad una rivoluzione, ma soprattutto troppo poco per supportare l’idea per cui il social network possa aver finalmente trovato una sua dimensione anche in termini di monetizzazione. In realtà l’aumento delle entrate è stato pari al 119% anno su anno, ma i timori che la Borsa ha riversato sul titolo sono legati più ad una sostenibilità di lungo periodo che non alla bontà di quanto realizzato: è l’utenza la vera fonte di introito, poiché è sul numero degli utenti che si pesa il valore del network.
Quel che Wall Street sembra temere è il fatto che Twitter possa non riuscire a fare il salto di qualità definitivo diventando mainstream ed avvicinando in qualche modo la dimensione di Facebook. 255 milioni di utenti non bastano, insomma, soprattutto quando l’utenza attiva è la parte minore mentre il resto è mera fruizione passiva. Se il primo trimestre dell’anno ha vissuto eventi di grande portata internazionale sui quali ci si poteva attendere un forte coinvolgimento da parte di Twitter (Olimpiadi, Super Bowl, crisi ucraina e altro ancora), la realtà è che la crescita è stata invece limitata, come a delineare una certa sterilità nei tentativi di ampliamento della base di utenti presente.
Lo scetticismo ha avuto la meglio, insomma: a numeri trimestrali pubblicamente comunicati, la caduta del titolo ha iniziato vorticosa e il punto più basso di sempre è stato toccato in chiusura. Oggi si riparte da questo punto: 37,83 dollari, con oltre 2 miliardi cash in tasca per cercare la strada del rilancio.