Il CEO di Twitter, Dick Costolo, sbarcherà oggi per la prima volta in terra cinese, destinazione Shanghai. La città ex colonia, la più aperta nei confronti del web, sarà sede di incontri del numero uno della società californiana con studenti, imprenditori e accademici dell’università. Nessun contatto previsto nei tre giorni di visita coi funzionari di Pechino: il governo cinese ha bloccato nel 2009 il social network, che da par suo non considera neppure la prospettiva di scendere a patti con la censura.
Fino a quando il social del cinguettìo rinuncerà a un mercato gigantesco come quello cinese? Twitter, che ha 600 milioni di utenti, 250 deiquali mensilmente attivi, ha trovato proprio nella zona dell’aeroporto Pudong di Shangai una piccola zona franca dove vengono testate delle speciali misure di liberalizzazione del mercato, come norme meno rigide in materia di conversione di valuta e anche di accesso alla Rete. Mesi fa questa notizia aveva lasciato pensare che la Cina fosse intenzionata a allargare le maglie su Internet, ma i funzionari lo hanno negato subito, confermando il blocco.
La differenza tra Twitter e gli altri
Perché la visita di Costolo a Shanghai fa molto chiacchierare nell’ambiente dei mercati americani e nella blogosfera? La ragione è presto detta: a differenza di Facebook, il cui CEO Mark Zuckerberg è un assiduo frequentatore della Cina (anche per motivi personali, dato che sua moglie Priscilla è di origini cinesi e là vivono i suoi parenti) e spesso ha parlato del suo desiderio di entrare con il suo prodotto web nel paese, Twitter si è sempre opposta, come società, a qualunque ipotesi di dialogo per mantenere la sua nomea di web company a favore della libertà di espressione.
Il viaggio di Costolo è dunque destinato ad alimentare la speculazione sulle ambizioni della società nel paese: manca soltanto Twitter nella rosa dei colossi, come Google, che dopo il blocco cinese di cinque anni fa hanno accettato qualche compromesso per poter restare nel paese del famigerato firewall. In Cina, peraltro, esiste un’alternativa filo governativa a Twitter, Weibo.
Twitter nega, ma le relazioni ci sono
Lo stesso Dick Costolo ha negato assolutamente ogni ambizione di questo genere: Twitter è molto legato alla sua reputazione e ha seccamente smentito l’indiscrezione che possa aprire un ufficio a Pechino, sottostando quindi alle leggi cinesi. Questo non significa che la società non abbia rapporti di affari con quel mondo: la controllata MoPub lavora con sviluppatori cinesi, alcune aziende tech sono inserzioniste su Twitter e, nonostante il divieto ufficiale, riesce a mantenere un piccolo ruolo attivo nel paese. Il governo cinese sa bene che esistono diversi milioni di cinesi in grado di accedere al microblogging, e lo 0,05 per cento di tutti i tweet nel 2013 sono stati in lingua cinese. Utilizzano vari stratagemmi tecnici per navigare in anonimato su server privati.
Queste sono le contraddizioni di un paese molto particolare, dove mantengono un account ufficiale Twitter sia il dissidente Ai Weiwei (che vanta 240.000 follower), ma anche l’agenzia di stampa statale Xinhua e l’influente Hu Xijin, l’editor del Global Chinese Times.