Twitter ha comunicato la collaborazione siglata con Apple per portare Ping a cinguettare sul social network come uno dei molti client esistenti per l’update automatico dei profili. Il senso dell’operazione è chiaro: tutto quel che verrà eseguito da un utente su iTunes, automaticamente verrà portato su Twitter tramite Ping. Ma non è detto che un’operazione simile possa essere realmente di tipo win-win.
Con un post sul proprio blog, Twitter comunica che il social network è pronto all’interazione in ognuno dei 23 paesi nei quali iTunes è attivo con la propria distribuzione di contenuti musicali. Una volta attivata la connessione tra Ping e Twitter, Ping diventa automaticamente un client in grado di portare contenuti tra i cinguettii. Tutto ciò succede ogni qualvolta l’utente opera su Ping indicando preferenze, acquisti o recensioni relativi ai contenuti musicali presenti su iTunes. I messaggi provenienti da Ping consentiranno inoltre di ascoltare le preview dei brani direttamente su Twitter, peraltro con la possibilità di effettuare direttamente un acquisto.
La prima raccomandazione emergente dalle prime recensioni è quella di usare con relativa parsimonia questo tipo di interazione: un sovraccarico di operazioni su Ping potrebbe infatti riversare su Twitter un’alta mole di materiale poco interessante ai lettori ed utile soltanto a creare una nuova ed ulteriore ridondanza.
Per Ping il vantaggio in divenire è chiaro: l’attività di iTunes viene portata sotto gli occhi di una community più ampia, incoraggiando così nuovi acquisti e probabilmente nuove affiliazioni a Ping (social network ad oggi di scarsa utilità ed appeal). Per Twitter, al contrario, il vantaggio è soprattutto monetario: sebbene gli estremi dell’accordo non siano stati resi noti, è chiaro l’interesse di Twitter in una condivisione degli introiti derivanti dalle vendite stimolate a colpi di tweet. Ping chiede utenza, insomma, ed in cambio offre monetizzazione.
Ma se l’affare per Ping è garantito, per Twitter è soltanto possibile e probabilmente rischioso. Ciò a causa dell’ulteriore pioggia di informazioni che potrebbe annacquare ulteriormente un flusso di cinguettii sempre più ampio, ma al tempo stesso sempre più formato da flussi automatici.
Su Facebook, è chiaro, un accordo simile potrebbe avere ben altro valore tanto da un punto di vista quantitativo, quanto da un punto di vista qualitativo. Ma è proprio sulla definizione di tale valore che le parti potrebbero ancora trovare motivo di frizione. Twitter, a tal fine, giunge per Apple al momento giusto come leva contrattuale da sfruttare fino in fondo.
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