Twitter viene utilizzato ogni giorno da 126 milioni di persone e in alcune industrie è praticamente onnipresente. La piattaforma ha promesso una sorta di riforma, dopo essere diventato in parte come strumento di disinformazione. Un nuovo studio italiano dell’Università Cattolica invece, pubblicato in forma di “working paper” e condotto su 1500 ragazzi delle scuole superiori, dice che il social riduce la comprensione di cosa si legge in alcuni contesti scolastici.
È stato l’economista Gian Paolo Barbetta a guidare un team di ricercatori per la gestione di un sondaggio sugli effetti dell’utilizzo di Twitter in classe. Per la realizzazione del sondaggio i ragazzi di 70 diverse scuole superiori sono stati divisi in due gruppi per lavorare sul romanzo Il Fu Mattia Pascal.
Mentre il primo gruppo doveva leggere il romanzo e poi commentarlo su Twitter con lo scopo di interagire anche con i compagni e gli insegnanti, il secondo gruppo invece doveva lavorare sul testo in maniera tradizionale. L’esperimento prevedeva anche un test sulla comprensione e la memorizzazione del testo per delineare le differenze tra i due gruppi. Lo studio ha così dimostrato che gli studenti che hanno utilizzato Twitter hanno ottenuto risultati peggiori tra il 25 e il 40%. Tra questi ovviamente c’erano anche quegli studenti che prima dell’esperimento avevano ottenuto voti alti.
L’economista Barbetta ha spiegato i risultati della ricerca all’Ansa rivelando:
L’effetto è stato totalmente inatteso per noi. Immaginavamo che quel tipo di metodologia potesse essere promettente, perché richiedeva ai ragazzi di condensare in pochi caratteri le proprie considerazioni, di lavorare in gruppo, di ‘mixare’ i due tipi di linguaggio. Invece l’esito non è stato buono. L’effetto potrebbe essere dovuto al fatto che comunque Twitter è un media che in Italia si conosce poco, ma soprattutto a quello che io chiamo ‘sindrome delle slide’. Spesso anche i miei studenti studiano solo sulle slide, e non sui libri di cui do il riferimento, e leggere tutti quei commenti potrebbe aver fatto pensare ai ragazzi che non era necessario leggere il libro con attenzione. Invece i libri vanno letti, anche se si usano i social”.
Inoltre lo stesso Barbetta ha aggiunto che già in un’altra occasione la tecnologia si era rivelata sfavorevole all’apprendimento sottolineando che un altro studio ha verificato le differenze tra studenti che potevano prendere appunto con il PC e altri che non potevano e i risultati sono stati simili.