Il creatore del pulsante retweet ora si pente: “abbiamo consegnato un’arma carica a un bambino di 4 anni“, ha dichiarato Chris Wetherell in un’intervista a BuzzFeed News. In passato ha contribuito a costruire la piattaforma Google Reader, ormai defunta, prima di entrare in Twitter nel 2009.
L’aggiunta della funzione inizialmente sembrava un modo semplice per aiutare il processo di diffusione di un altro tweet. Prima del pulsante retweet, gli utenti dovevano copiare manualmente altri tweet, come nell’esempio in basso.
"@JeremyHL: RT @FoxNews: .@realDonaldTrump: I have thousands of Hispanics working for me & they like me very much. pic.twitter.com/A7RaXDC4gH"
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 15, 2015
Sempre secondo BuzzFeed, Wetherell ha affermato che lo staff di Twitter che ha lavorato alla funzione era più orientato per la sua utilità in situazioni come le calamità naturali, ad esempio i terremoti, ma era del tutto impreparato su come il retweet avrebbe cambiato l’engagement sulla piattaforma.
Dopo il debutto del pulsante retweet, Wetherell è rimasto colpito dall’efficacia della diffusione delle informazioni, insomma il risultato era diverso rispetto a ciò per cui era stato introdotto. Il retweet riesce a moltiplicare un messaggio, la sua forza, cosa che altre funzioni non possono fare. Purtroppo non viene usato solo per parlare di terremoti o avvisare di pericoli imminenti, ora è anche uno strumento per diffondere la disinformazione.
Facebook ha praticamente copiato questa funzione col tasto “condividi”: Wetherell ha iniziato a pensare al retweet come strumento anche negativo solo anni dopo, nel 2014, quando la disinformazione di estrema destra si è scagliata per la campagna anti-femminista “Gamergate” su Twitter.
Il retweet ha aiutato a ottenere una falsa immagine di una persona, molto più velocemente di quanto questa persona potesse rispondere. Mi sono reso conto che questo non era un piccolo sottogruppo di persone che si comportavano male. Questo potrebbe essere il modo in cui si comportano le persone in generale e mi ha spaventato a morte. Ricordo un giorno in particolare di aver pensato a quella frase: abbiamo messo il potere nelle mani delle persone. Ma ora lo si può dire in modo leggermente diverso: oh no, abbiamo messo il potere nelle mani delle persone.