Una sola “t” di differenza, ma in realtà la difformità è sostanziale. Twitter è un social network; Twiter è un sito in grado di mettere in difficoltà l’utente con processi truffaldini. E l’eccessiva somiglianza è presto diventata un grave problema.
Tutto è iniziato con la registrazione del dominio twiter.com, nel 2004, almeno due anni prima che il social network a 140 caratteri iniziasse a cinguettare. Quando Twitter ha iniziato a raccogliere utenza in massa, il dominio twiter.com ha iniziato a raccogliere il traffico di tutti coloro i quali sbagliavano url finendo sul sito sbagliato. In breve i gestori di twiter.com hanno iniziato a pensare che si sarebbe potuto speculare su tale posizione di vantaggio, ed a quel punto per Twitter la situazione si è presto fatta intollerabile.
La Geico, titolare di Twiter.com, ha infatti abilitato un redirect che veicola l’utenza verso un sito che, oltre ad imitare in buona sostanza la grafica di Twitter, propone sondaggi farlocchi con promesse di premi utili esclusivamente a raccogliere dati personali. Una truffa in tutto e per tutto, insomma, nella quale gli incauti utenti cascano nella convinzione di essere sulla pagina del social network.
Twitter ha pertanto fatto ricorso alla World Intellectual Property Organization (WIPO) e nel giro di appena 5 mesi è riuscita ad avere la meglio sul sito rivale, ottenendo così il controllo del dominio. Nel momento in cui scriviamo, però, twiter,com reindirizza ancora ad una pagina truffaldina, simulante in questo caso la grafica di YouTube. Probabilmente la chiusura della disputa non ha ancora sortito conseguenze concrete sul sito: si consiglia pertanto particolare cautela nella composizione dell’url originale di Twitter e nel click su qualsivoglia elemento del sito farlocco.