La vicenda che ha visto protagonisti Twitter, il network televisivo NBC e un giornalista inglese sembra essersi conclusa nel migliore dei modi. Guy Adams, corrispondente da Los Angeles del quotidiano The Indipendent è ritornato in possesso del suo account, bloccato qualche giorno fa per una presunta violazione delle regole del servizio. In realtà, molti media criticano il comportamento del social network che sembra aver difeso esclusivamente gli interessi di un partner commerciale.
Guy Adams era stato bannato in seguito alla pubblicazione dell’indirizzo email di un dirigente della NBC. Twitter ha ricevuto le lamentele dal network statunitense e ha chiuso il suo account. Con un post pubblicato sul blog ufficiale, il social network ha spiegato le ragioni che hanno portato a questa decisione. Ecco un estratto del lungo comunicato:
Abbiamo visto i molti commenti sul fatto che avremmo considerato un indirizzo email aziendale come informazione privata. Ci sono molte persone che possono utilizzare il loro indirizzo di posta elettronica aziendale per una serie di motivi personali. Il nostro team di sicurezza non deve conoscere l’utilizzo dell’indirizzo di posta elettronica di ogni utente, e abbiamo bisogno di una policy che possiamo praticare per tutti i nostri utenti in ogni caso. Detto questo, vogliamo chiedere scusa per la parte di questa storia in cui abbiamo fatto un pasticcio. Il team che lavora a stretto contatto con la NBC nell’ambito della nostra partnership Olympics ha proattivamente identificato un tweet che era in violazione delle norme e li ha incoraggiati a presentare una richiesta di assistenza al team per segnalare la violazione. Il nostro team non conosceva l’altra parte della storia e ha agito in base a quanto avrebbe fatto con chiunque altro.
Come si può leggere nel post completo, Twitter ha ammesso che si è trattato di un disguido tecnico, ma non ha presentato le sue scuse al diretto interessato. In ogni caso, la procedura applicata appare quanto meno dubbia, in quanto prima è stato chiuso l’account e solo in seguito è stato verificato il rispetto dei termini d’uso del servizio. Un social network fautore della libertà di parola non doveva commettere questo errore.