Miliardi di frasi, ognuna espressione di un punto di vista, spesso ripetizione di un contenuto prodotto da altri, ma molte altre volte piccolo simulacro di una vicenda che vale pena di essere raccontata. È la legge dei grandi numeri, che Twitter conosce e vuole sfruttare sempre più. Da qui Twitter Stories, lo strumento col quale il microblogging vuole far emergere dal rumore di fondo una nuova forma di narrazione 2.0.
Il concetto, spiegato in un post sul blog ufficiale, è semplice: ci sono storie che raccontano l’umanità dietro un tweet, che meglio di qualunque marketing sanno commuovere o divertire mettendo al centro Twitter e i molteplici usi che se ne può fare. C’è chi ha salvato la libreria della madre con un tweet, chi ha imparato a comunicare col mondo esterno nonostante gravi disabilità, chi ha iniziato una conversazione globale su un dato argomento migliorando la preparazione e lo studio, chi è riuscito a concentrare attenzione e finanziamenti verso un’opera benefica.
Nell’ottica della convergenza dei flussi – diktat dell’epoca interattiva – Twitter ha creato un sito, stories.twitter.com che raccoglie e impagina le più belle storie degli utenti. Sembra una rivista patinata, ma è user generated. L’account @stories e l’hashtag #twitterstory permettono di seguire e menzionare questi racconti e naturalmente contribuire con una propria storia.
Stories sembra essere per Twitter quello che Timeline dovrebbe essere per Facebook, con la differenza che nel primo caso l’autentico protagonista è il social network medesimo, mentre per Big F la ricostruzione narrativa è incentrata sul singolo utente.