Twitter sta contrattando su due tavoli estremamente caldi e, secondo i soliti ben informati, le trattative sarebbero ormai a buon punto. Il gruppo ha infatti intenzione di monetizzare i contenuti raccolti mettendoli a disposizione di Google e Bing, con un contratto di licenza del quale si conosce ancora nulla ma che già è quantificabile in «svariati milioni di euro».
Per vari motivi gli accordi con Twitter non avranno alcun diritto di esclusiva. Innanzitutto offrire una esclusiva significherebbe limitare le proprie opportunità, legandosi peraltro ad una partnership che diventa dipendenza. Inoltre limitando l’accesso di un motore significherebbe porsi come arbitro in uno scontro destinato ad essere caldo per molto tempo. Infine, la tensione in aumento tra le parti permette a Twitter di mettersi all’asta nella consapevolezza per cui i contenuti veicolati possano essere venduti a caro prezzo.
Difficile, in questa fase, prevedere la natura tecnica dei possibili accordi. I contenuti di Twitter, infatti, vengono già in parte indicizzati e non è chiaro in che misura Twitter potrebbe limitare l’accesso dall’esterno o potrebbe piuttosto accettare accordi basati su cash o su condivisione degli introiti pubblicitari. Gli usi possibili dei “twit” sono molteplici: indicizzazione in real time delle attività degli utenti, analisi dei link proposti, raggruppamento di racconti, analisi geolocalizzate ed altro ancora.
Twitter oggi vale 1 miliardo, o almeno questa è la proiezione derivante dall’ultima raccolta di fondi di investimento. Il valore non è però valutato certo sugli introiti, quanto piuttosto sul potenziale ricreato dal network. Quel che non è chiaro, ancora una volta, è il modo in cui tali contenuti possono essere monetizzati: il gruppo ha respinto per ora ogni tentazione pubblicitaria, ha preannunciato servizi a valore aggiunto per le aziende, ha trovato accordi per i cinguettii in mobilità, ma è nell’accordo con i motori di ricerca che i bilanci potrebbero prendere davvero il largo.