Twitter sta per dare il via ad un primo esperimento di account a pagamento, qualcosa che potrebbe dar forma al business model che il servizio intende abbracciare per monetizzare il proprio successo. Da tempo i rumor si sprecano circa il modo in cui il gruppo intende trasformare in moneta i cinguettii raccolti: negata l’opzione pubblicitaria (non in modo omogeneo, però, a livello mondiale), ora la nuova idea è quella di richiedere un abbonamento per poter accedere alla lettura di tweet particolari. O questo, almeno, è quel che è sembrato potersi realizzare prima di una smentita ufficiale dai toni per certi versi confusi.
L’esperimento, annunciato in occasione del Mobidec 2009, avrebbe douto essere avviato a breve in Giappone. L’area non sarebbe stata scelta a caso: proprio in oriente il servizio ha raccolto le migliori performance trovando importanti sponsor pronti a pagare cifre importanti per personalizzare le proprie pagine e caratterizzare così maggiormente la propria presenza. In Giappone sembra esserci pertanto grande fiducia nel futuro dei tweet, ed è su questo mercato che le nuove proposte possono pertanto trovare terreno fertile per affrontare i primi test.
L’idea poteva essere quella di creare account a pagamento che, a seguito del particolare valore dei propri contenuti, possa richiede un abbonamento agli utenti. Tre le possibilità: un pagamento una tantum (con autorizzazione univoca all’accesso), pay-per-tweet (aprendo così ad una sorta di rimborso “liquido” basato sui singoli messaggi letti), oppure sottoscrizioni mensili per accedere a quanto desiderato acquistando unità di tempo predeterminate. Per stimolare le sottoscrizioni gli autori potrebbero decidere cosa far pagare nello specifico, chiudendo agli utenti non abbonati la visione di immagini, la lettura di link o l’accesso stesso alla versione completa dei 140 caratteri di tweet.
I primi test, in avvio già durante il prossimo mese di Gennaio, avrebbero dovuto permettere account a pagamento con sottoscrizioni tra 1 e 11 dollari. Il pagamento sarebbe stato effettuato tramite carta di credito (creando anche account pre-pagati per le soluzioni pay-per-click) e Twitter avrebbe trattenuto il 30% della somma per sé (il 70% è invece il netto dovuto all’autore dell’account). Con tutta evidenza la soluzione più ovvia per questo tipo di modello vede una fonte informativa legarsi a Twitter per fornire brevi segnalazioni e link che possano avere valore per la propria immediatezza e fruibilità.
Il condizionale è però una misura dovuta. Una smentita ufficiale, infatti, ha negato ogni formula a pagamento nonostante la cosa fosse stata data per certa solo poche ore prima. La smentita giunge da chi aveva proferito l’annuncio ed è confermata dal blog del team giapponese di Twitter. Il servizio, insomma, non sarà ancora a pagamento. Ma dall’imbarazzo del momento, forse, il rumor prenderà nuovamente corpo con maggiori indizi a carico.