Twitter si basa sulla brevità. Brevi sono i messaggi, brevi saranno le telefonate, breve è stata una denuncia che, a distanza di meno di 24 ore, è già caduta senza spiegazioni precise sull’esito della vicenda. Il caso è quello della Oneok, azienda impegnata nella distribuzione di gas naturale, la quale ha denunciato Twitter per violazione di copyright.
Quel che la Oneok non ha ritenuto accettabile è la presenza, all’interno del social network, di un utente avente il nome della Oneok nel proprio nick, il logo dell’azienda come avatar, e messaggi contenenti riferimenti all’azienda. Secondo i legali del gruppo, l’account aveva evidenti caratteristiche fraudolente poiché simulava in tutto e per tutto un account autentico, pur senza avere in realtà nesso o autorizzazione alcuna. In conseguenza della denuncia, la Oneok ha chiesto la sospensione dell’account e la consegna dei dati disponibili per risalire al responsabile dell’accaduto. Twitter, però, ha negato tanto la consegna dei dati, quanto la sostituzione dell’account per una restituzione del brand al legittimo titolare.
La Oneok ha espresso le proprie preoccupazioni per possibili «danni irreparabili» causati dall’account “ONEOKNews”, ed ha quindi portato avanti la denuncia (una prima mail all’ufficio PR di Twitter non aveva avuto immediata risposta). A distanza di poche ore, però, nuove comunicazioni indicano il ritiro della denuncia stessa e la fine della vertenza con Twitter. Difficile, a questo punto, capire cosa sia successo tra le parti per una chiusura tanto sollecita del caso.
Twitter utilizza i “verified account” per validare gli account reali rispetto a quelli posticci. Con questo stratagemma vengono protette le identità più in vista quali star di Hollywood, calciatori o gruppi che comunicano con il social network per promuovere l’identità aziendale. Trattasi probabilmente di una misura poco utile per la Oneok, brand non così conosciuto da ricevere reale tutela dall’account verificato.
L’account in questione sembra essere stato sospeso cautelativamente, il che potrebbe aver incoraggiato una chiusura amichevole della questione. Al momento la denuncia risulta in ogni caso decaduta. Il caso si chiude pertanto in un nulla di fatto, peraltro molto rapido. Ma trattasi di una situazione che potrebbe ripetersi presto e spesso (peraltro condita con una prevedibilmente scarsa conoscenza dello strumento da parte delle parti denuncianti): Twitter non controlla a priori gli account, ma cerca nella collaborazione un metodo successivo per garantire l’autenticazione dei brand. Al tempo stesso l’utente risulta garantito (l’uso di un brand come nickname è il più delle volte una questione priva di finalità fraudolente): Twitter non ha consegnato dati sull’utenza coinvolta, lasciando all’azienda un pugno di mosche e la sola possibilità di richiedere cautelativamente la chiusura dell’account.