Le accuse di molestie sessuali mosse da una ex dipendente Uber nei mesi scorsi sembrano aver portato alla luce una situazione secondo alcuni divenuta insostenibile nell’azienda. Hanno costituito al tempo stesso uno stimolo al cambiamento, con il gruppo che ha fin da subito annunciato l’avvio di un’indagine interna finalizzata a far luce sulla situazione: il primo risultato è una serie di licenziamenti.
Oltre 20 persone sono state allontanate, ufficialmente per cause riconducibili sia alle molestie che ad altri comportamenti ritenuti non consoni o irrispettosi e discriminatori. Non sono stati comunicati i nomi dei diretti interessati, ma stando a fonti interne alcuni di questi sono senior executive. Si ricorda che Uber, al momento, conta circa 12.000 dipendenti impiegati a tempo pieno (non sono ovviamente conteggiati gli autisti, di fatto ritenuti fornitori del servizio).
Va precisato che sono due le indagini interne in fase di svolgimento: la prima, condotta dallo studio Perkins Coie, mira a far luce sugli specifici casi di molestie denunciati nei mesi scorsi, mentre la seconda portata avanti in collaborazione con lo studio Covington & Burling dell’ex procuratore generale Eric H. Holder Jr. è di più ampio respiro e riguarda l’ambiente di lavoro che nel corso degli anni si è venuto a instaurare.
Proprio nella giornata di ieri, la società ha annunciato l’assunzione di Frances Frei, alla quale è stato attribuito il ruolo di Vice President of Leadership & Strategy e il cui compito sarà quello di favorire un cambiamento della cultura aziendale partendo dai piani alti.
Un’altra doverosa precisazione: i 20 licenziamenti di cui si parla oggi sono la conseguenza di indagini condotte su un totale pari a 215 casi e costituiscono di fatto la prima tranche di un’operazione più estesa. Con tutta probabilità, dunque, ce ne saranno altri. Si attende un comunicato ufficiale da parte di Uber per meglio comprendere quanto stia accadendo.