Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è necessario sbloccare il mercato degli autoservizi eliminando quelle distorsioni che fino ad oggi hanno impedito le liberalizzazioni. Con queste poche righe nel rapporto del garante al governo in merito alla proposte di riforma del mercato concorrenziale viene superata la neutralità delle politiche governative verso Uber. Dopo il parere, personale, di Matteo Renzi («un servizio straordinario»), ora il parere dell’autorità.
Nel lungo documento dell’AGCM dedicato alle strategie per liberare il mercato italiano dai morsi delle sue storiche contraddizioni e resistenze, ci sono alcune righe dedicate al mercato del servizio di trasporto taxi e di NCC (noleggio con conducente) che affrontano la questione con un taglio netto: secondo l’autorità garante, il problema sta nella esclusione di questi due servizi dalle liberalizzazioni, cosa che ha comportato le loro frizioni.
Per rimuovere tale distorsione, è necessario abolire gli elementi di discriminazione competitiva tra taxi e NCC in una prospettiva di piena sostituibilità dei due servizi. Ciò anche in considerazione delle nuove possibilità offerte dall’innovazione tecnologica che ha determinato l’affermarsi di nuove piattaforme online che, agevolando la comunicazione fra offerta e domanda di mobilità, consentono un miglioramento delle modalità di offerta del servizio di trasporto di passeggeri non di linea, in termini sia di qualità sia di prezzi.
La proposta del Garante: abrogare l’articolo sulla rimessa
La proposta dell’autorità garante (si trova a pagina 96) va esattamente nella direzione contraria di quanto chiesto dai tassisti. Questi ultimi, infatti, si sono sempre fatti forza della legge (di fatto inapplicata) n. 21/1992 che dispone l’obbligo di ricezione della prenotazione di trasporto per il servizio NCC presso la rimessa. Un tema che può sembrare tecnico, ma che rappresenta il vulnus di tutta la rabbia dei tassisti verso Uber. Il documento, invece, suggerisce di abrogare quell’articolo così da consentire a qualunque conducente di operare anche senza disporre di una sede, di una rimessa o di un pontile d’attracco necessariamente nel medesimo Comune che ha rilasciato l’autorizzazione:
Più in generale, l’Autorità ha auspicato una maggiore convergenza e intercambiabilità tra taxi e NCC, posto che entrambi tali servizi si pongono in funzione integrativa del TPL, notoriamente carente. Tali limiti appaiono ancor più ingiustificati ed anacronistici in considerazione delle nuove possibilità offerte dalle piattaforme.
Questo parere, comunque non vincolante rispetto alla discussione legislativa, pesa come un macigno sugli argomenti anti-Uber e rappresenta una spinta alla concorrenza, che ovviamente Uber ha accolto con grande soddisfazione, dedicando questo parere agli 80 mila ncc che operano con lei:
Tale segnalazione mette in evidenza la necessità di eliminare le distorsioni concorrenziali nel settore degli autoservizi, abolendo gli elementi di discriminazione competitiva tra taxi e il noleggio di auto con conducente, in una prospettiva di piena sostituibilità dei due servizi. (…) Una proposta di riforma concorrenziale perfettamente in linea con l’impegno di Uber, che è proprio quello di offrire più scelta a più persone, ovvero soddisfare le richieste di maggiore flessibilità che vengono sia dai consumatori, sia dai conducenti. La nota di AGCM premia il lavoro degli 80.000 NCC – veri e propri imprenditori – oggi operativi in Italia, che potranno lavorare così in maniera più serena ed efficace, oltre a garantire un’offerta più ampia ai clienti italiani. Uber è inoltre lieta che l’authority abbia sottolineato l’utilità di questa misura per l’economia nazionale.
La testimonianza di Jason Lanier
In questi stessi giorni di Digital Venice, ha fatto molto parlare il reportage-intervista di Riccardo Staglianò sull’ultimo numero di Venerdì di Repubblica, con Jason Lanier in copertina. Il guru di Internet è da qualche anno molto critico verso l’economia dell’innovazione tecnologica, nella quale secondo lui più i costi dei servizi si abbassano più gli uomini sembrano costosi e viviamo la contraddizione di pretendere di avere servizi sempre più veloci e algoritmici salvo poi rimpiangere l’occupazione di un tempo. Tra i molti argomenti dedica qualche parola anche a Uber:
Capisco le esigenze dei clienti, ma la licenza dei tassisti, a volte pagata cara, era uno di quegli argini – come l’ordinariato per i professori o, più in generale, i sindacati – a difesa di categorie professionali. Internet li sta smantellando tutti, rendendo ognuno più esposto. E Uber è niente in confronto a quando le Google Car sostituiranno tassisti e camionisti (…)