Uber evita i controlli con un'applicazione?

Secondo il New York Times, la società californiana aggira i controlli dov'è soggetta a restrizioni, compresa l'Italia, grazie a un'applicazione: Greyball.
Uber evita i controlli con un'applicazione?
Secondo il New York Times, la società californiana aggira i controlli dov'è soggetta a restrizioni, compresa l'Italia, grazie a un'applicazione: Greyball.

Uber non trova pace, tra polemiche sul suo bilancio economico, problemi legali di vario genere in diversi paesi, la clamorosa gaffe di Travis Klanick che ha insultato un suo driver, e adesso una rivelazione del New York Times, secondo il quale in alcuni Paesi, Italia compresa, la società di trasporto privato avrebbe usato (non è chiaro se la usi ancora) un trucco tecnologico per ovviare ai controlli sulla sua attività. Questo programma si chiama Greyball, nome in codice del nuovo scandalo delle black cars.

Di questo sistema si era parlato negli states circa due anni fa, quando venne avvistato la prima volta, a Portland (una delle città americane dove Uber è parzialmente illegale per determinati servizi: l’Oregon non consentiva l’uso di driver non professionisti, un po’ come in Italia, Spagna, Francia, Germania qui in Europa). Greyball è un programma interno, un tool dell’applicazione fornita ai conducenti che individua i clienti sospetti, facendo comparire un fantasmino al posto dell’auto che dovrebbe raccogliere la prenotazione. In soldoni, questo strumento è nato allo scopo di intercettare un cliente rischioso, un possibile controllo, ed evitare di ospitarlo nell’abitacolo. Un po’ come se esistesse un’applicazione che consentisse a un ristoratore di conoscere in anticipo la visita dei nuclei antisofisticazione e chiudesse ogni volta il locale.

https://twitter.com/NYT/status/837750689593962497

Questo tool taggava gli investigatori e impediva di usare Uber, scovando gli eventuali problemi e abusi, con una serie piuttosto complessa di incroci di dati: profilazione tramite informazioni pubbliche dei social e dati della carta di credito di persone che lavorano in autorità di controllo, comportamenti inusuali, concentrazione delle chiamate nelle zone nei pressi degli uffici dei controllori. Questa pratica è già stata fortemente criticata quando è emerso che Uber teneva d’occhio i giornalisti ritenuti scomodi. L’azienda di Kanalick già ai tempi aveva spiegato che Greyball è parte del programma di monitoraggio della violazione dei termini di servizio. Concetto ribadito anche al Nyt per questo articolo:

Il programma serve a fermare le persone che mirano a danneggiare fisicamente i conducenti, frenare i concorrenti che cercano di interrompere le nostre operazioni o gli avversari che colludono coi funzionari allo scopo di incastrare i conducenti.

Va compreso bene il contesto. Nei primi anni di sviluppo dei servizi Uber X / Uber Pop (due nomi diversi a seconda delle aree geografiche, ma sono la stessa cosa) la società ha operato in situazione di vuoto legislativo: quasi nessuno aveva pensato a veicoli privati per il trasporto pubblico non essendo classificati per quello scopo. Perciò molto spesso nella deregolamentazione Uber ha scelto di aggredire il mercato, capitalizzando l’assenza di regole per arruolare conducenti e metterli sulla strada prima che i regolatori locali potessero dire la loro. Questa situazione, che in Italia conosciamo molto bene, ha prodotto una frizione fortissima sia coi tassisti che con le autorità dei trasporti; in alcuni paesi in particolare Uber ha letteralmente operato in un far west dove è successo di tutto: inseguimenti, aggressioni, delibere municipali, multe dei vigili, sequestri delle vetture. In molti stati americani si è trovato un accordo, un quadro giuridico per questo servizio low cost, che alcuni considerano emblema della gig economy, in altri (anche in Italia) questi servizi sono stati dichiarati illegali e sono stati chiusi.

Questo approccio è stato perciò tremendamente costoso per Uber, che ha probabilmente inventato Greyball per diminuire gli eventi di incontro con forze dell’ordine, funzionari, controlli di qualche tipo, e così le spese per le multe e il dissequestro. Insomma, è una tecnologia che ha meno senso laddove si è trovata una soluzione oppure dove è stato deciso di chiudere. Cioè in quasi tutti i paesi più importanti dove Uber opera. Tuttavia, questo programma è stato utilizzato ed è l’ennesimo problema per una società che ha molto da fare sulle sue policy.

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