Uber ha pubblicato i risultati finanziari del primo trimestre del 2019, registrando perdite nette di poco più di 1 miliardo di dollari, dovute principalmente alle spese sostenute per lo sbarco in Borsa. Il rapporto segna, per la prima volta, un utile col segno meno, da quando il gruppo è divenuto pubblico, con l’offerta IPO all’inizio del mese di maggio. Nel suo totale, la perdita netta è di 2,26 dollari per azione, su un fatturato totale di 3,1 miliardi di dollari, da gennaio a marzo. Il reddito netto è stato invece di 2,76 miliardi di dollari, in aumento del 14% rispetto alla rilevazione precedente.
Uber ha condiviso una serie di dati che mostrano i progressi della piattaforma, nonostante quanto riportato poco sopra. I ricavi riguardanti le corse, a livello globale e nel primo trimestre, ammontano a 14,65 miliardi di dollari, un +34% sul trimestre del 2018. I consumatori attivi mensili sono arrivati a 93 milioni, in crescita sui 70 milioni di un anno fa. I viaggi del primo trimestre hanno totalizzato 1,55 miliardi di dollari, in aumento del 36% mentre il tasso di conversione delle prenotazioni è giunto a 59 milioni di dollari. In una dichiarazione, il CEO Dara Khosrowshahi ha detto che Uber è:
Focalizzata sul seguire una precisa strategia che permetta di diventare un player unico per i trasporti e il traffico locale. La nostra portata globale continua ad essere un importante elemento di differenziazione e abbiamo mantenuto la leadership della categoria della sharing economy in ogni regione che serviamo.
Uber è stato per molto tempo il nome di riferimento nel mondo startup della Silicon Valley, l’ultimo però ad essere quotato in Borsa. La strategia era quella di far allentare le tensioni sui mercati, a seguito della diatriba tra Usa e Cina, ma quando le acque sono rimaste ferme per troppo, il gruppo ha deciso di lanciare comunque l’IPO.