Uber vuole farsi trovare pronta per il Giubileo, quando milioni di persone visiteranno la capitale e ci sarà una richiesta di mobilità che stresserà un sistema che potrebbe non essere adeguato. Occasione, secondo il nuovo manager Carlo Tursi, per portare un nuovo servizio appositamente ideato per il 2016, che consenta il noleggio di mezzi professionali ma con un sistema di ride sharing. Viene subito alla mente Uber Pop, che però è stato sospeso in tutto il territorio nazionale, quindi l’azienda californiana dovrà ideare un prodotto che faccia tesoro della sentenza di Milano.
L’intervista del successore di Benedetta Arese Lucini concessa a Repubblica ha fatto molto parlare e si è propagata in tutti i media: Tursi ha parlato di alcuni nuovi prodotti già sperimentati all’estero, come Uber Eats, che consente di ordinare pasti consegnati a domicilio e si potrebbe vedere presto anche in Italia, ma soprattutto ha annunciato l’intenzione di tornare a fare ride sharing durante il periodo del Giubileo. Un prodotto che sarà «più accessibile», ha raccontato il manager, «e sarà utile per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28 per cento della mobilità è coperta dai mezzi pubblici. Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016».
https://twitter.com/Uber_Italia/status/640816457669021696
Dovrà essere diverso
In realtà null’altro si sa di questo “Uber Giubileo”, se non che dovrà giocoforza rispettare le normative vigenti alla luce anche della sentenza del tribunale di Milano, che ha sospeso Uber Pop per concorrenza sleale, in attesa di una decisione giuridica che però è ancora lontana. In questo delicato equilibrio la società multinazionale e multimiliardaria dovrà trovare il modo di tornare sulle strade senza ricadere nelle solite accuse da parte dei tassisti, i quali – giusto per non smentirsi – subito dopo le dichiarazioni a mezzo stampa di Uber Italia hanno già promesso battaglia minacciando di presidiare con la forza durante l’anno santo tutte le piazze della città. L’accusa è sempre la stessa: la tariffa più che dimezzata promessa da Tursi rispetto agli Ncc (che tra l’altro Uber vorrebbe portare anche da fuori città, sfidando apertamente il settore, particolarmente ingessato) si basa su una stortura del servizio che uccide i tassisti. Secondo Uber, invece, si tratta di concorrenza sana per l’ecosistema del trasporto privato.
L’assessore di Roma: aperti alle tecnologie, ma rispettose delle leggi
Ci sono troppe domande senza risposta: come sarà Uber Giubileo e in cosa sarà diverso da Uber Pop? Sarà sufficiente a resistere alle pressioni fin qui arrivate? Mentre Uber lavora a questo nuovo servizio con un altro nome che dovrà presumibilmente intervenire sul rapporto professionale degli autisti, le garanzie ai clienti e tutti quegli aspetti che rappresentano il punto debole della controversia finita con la vittoria dei tassisti, stanno reagendo anche le istituzioni pubbliche, con le quali Uber dovrà interfacciarsi per stabilire le modalità di partecipazione al colossale evento dell’anno santo. Le prime dichiarazioni di Stefano Esposito, assessore alla mobilità e ai trasporti di Roma Capitale, non sembrano molto entusiastiche. Oggi ha ribadito l’apertura del municipio verso le tecnologie, ma dentro una cornice di legalità.
Ben vengano le nuove forme di servizi per la mobilità, che devono necessariamente essere dotati di residenza fiscale e legale italiana. Il Comune di Roma è aperto a tutte le innovazioni tecnologiche in grado di avvicinare la domanda all’offerta, incrementare la qualità del servizio e la soddisfazione dei cittadini, purché nel rispetto delle leggi vigenti da parte degli operatori. Le istituzioni hanno il dovere e l`obbligo di tutelare la sicurezza della circolazione e quella degli utenti.
Spetta alle autorità
L’assessorato che si sta preparando al Giubileo preferisce rimandare a un intervento chiarificatore dell’Autorità dei Trasporti e del Governo che regolamenti le nuove offerte di trasporto pubblico tramite applicazioni. Tutto, lo si dice da tempo ormai, è nelle mani dell’intenzione politica del governo e del Parlamento di riformare la legge sui trasporti, vecchia di 23 anni. Secondo il punto di vista del Comune di Roma, Uber ad oggi è un servizio di intermediazione non autorizzato. Una base di partenza impossibile per lavorare, tanto che si stanno intensificando gli incontri ai massimi livelli tra l’azienda e i rappresentanti politici per trovare un punto di equilibrio.
È di oggi l’indiscrezione di un ennesimo blitz dei tassisti, davanti agli uffici del Partito Democratico, dove sarebbero stati avvistati lo stesso Tursi insieme a David Plouffe, responsabile di Uber Europe. Accusare l’azienda di cercare rapporti con le istituzioni e la politica è però un controsenso: è proprio per il fatto che Uber non si è mai distinta finora per l’attenzione a un corretto esercizio di lobbiyng, puntando invece tutto sul rapporto coi clienti giustificandosi con la natura disruptive dell’azienda, che si è arrivati a questa situazione. I tassisti hanno sempre fatto pressione sulle giunte comunali e sui politici, dunque non si vede la ragione per cui gli altri non dovrebbero fare lo stesso.