Non è di certo il più roseo o tranquillo dei momenti per Uber: se da una parte è stato raggiunto un accordo con Waymo per porre fine alla battaglia legale relativa alla paternità del sistema self-driving, dall’altra il gruppo si trova ora a dover gestire le conseguenze di un incidente che ha coinvolto uno dei suoi veicoli a guida autonoma provocando una vittima. Tutto questo senza contare la forte concorrenza all’interno dell’offerta di ride sharing.
Giunge oggi l’ufficialità di una notizia che era nell’aria ormai da qualche tempo: Uber ha ceduto la gestione di ogni operazione nell’area del sudest asiatico al rivale Grab con sede a Singapore. In cambio la società acquisisce il 27,5% del pacchetto azionario dell’acquirente e il nuovo CEO Dara Khosrowshahi eletto la scorsa estate entra a far parte del consiglio di amministrazione. Come conseguenza, Grab controllerà l’attuale business di Uber in otto paesi (Cambogia, Indonesia, Malesia, Birmania, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam) e quello di Uber Eats in tre di questi, integrandolo all’interno del proprio GrabFood.
Al momento Grab è valutata circa sei miliardi di dollari, conta 90 milioni di download dell’applicazione mobile e cinque milioni di autisti distribuiti in 195 città. Entrambe le aziende hanno potuto contare sul sostegno di investitori comuni, SoftBank e Didi su tutti, il che potrebbe aver facilitato la trattativa. Uber si allontana così sempre più dal mercato asiatico, dopo aver lasciato la Cina nell’agosto 2016 attraverso la fusione con Didi Chuxing. Il servizio rimane comunque ancora attivo in India, uno dei più grandi e importanti mercati in cui opera. Come conseguenza dell’acquisizione, l’app di Uber continuerà a funzionare per le prossime due settimane nei territori interessati, mentre quella di Uber Ets per la consegna a domicilio del cibo fino al termine del mese di maggio.