Il prossimo decennio sarà quello che vedrà debuttare servizi di trasporto pubblico basati sull’impiego della guida autonoma. Tra le realtà impegnate in questo settore, dalle enormi potenzialità, c’è anche Uber. Il gruppo impiega attualmente una flotta composta da un totale pari a 43 veicoli per raccogliere feedback utili al miglioramento della tecnologia di bordo.
La redazione del sito Recode è entrata in possesso di documenti che svelano come sta evolvendo il programma: i progressi non mancano, ma gli ingegneri di Uber hanno ancora parecchio lavoro da svolgere prima di poter garantire l’assoluta affidabilità del sistema sviluppato. Prendendo in considerazione i freddi numeri, la scorsa settimana le self-driving car hanno percorso un totale di 20.354 miglia (32.757 Km) in modalità completamente autonoma. Parecchia strada, durante la quale, però, si sono resi necessari numerosi interventi da parte del conducente presente a bordo e in grado in qualsiasi momento di assumere i comandi della vettura se necessario. Si è registrato un disengagement ogni 0,8 miglia (1,3 Km), per le ragioni più svariate: condizioni meteo avverse, segnaletica orizzontale poco chiara, manovre potenzialmente imprecise ecc.
Perché un’azienda come Uber è interessata alla guida autonoma? Per arrivare un giorno a offrire un servizio di ride sharing in cui non ci sarà bisogno di un autista a bordo dei veicoli, ottimizzando così il proprio business dal punto di vista economico. Quanto emerge dal report non è comunque da interpretare sotto una luce negativa: i test attuali servono proprio a far emergere problemi e difficoltà dell’impianto self-driving, mettendone alla prova le abilità nelle situazioni più svariate, per intervenire poi a migliorarne progressivamente l’efficacia.
Questa fase ha inoltre l’obiettivo, non secondario, di avvicinare l’utenza a un nuovo tipo di tecnologia, ancora perlopiù sconosciuta. A questo scopo, per innescare una sorta di processo di accettazione culturale della mobilità autonoma da parte della collettività, Uber ha iniziato nell’autunno scorso a caricare passeggeri sui propri veicoli self-driving nelle città di Pittsburgh e Phoenix, trasportandone centinaia ogni settimana.