È un’eredità pesante quella lasciata da Travis Kalanick nelle mani di Dara Khosrowshahi, dalla scorsa estate sulla poltrona di CEO nell’organigramma Uber. Non solo in termini di valore e complessità del business, ma anche per le tante questioni spinose che sono emerse negli anni relative a comportamenti attuati all’interno della società: tra questi alcuni brutti episodi legati a molestie sessuali.
Oggi il gruppo finisce nuovamente sotto i riflettori, ma non per la qualità del servizio offerto né per le nuove funzionalità integrate. Come riportato sulle pagine del Wall Street Journal, la U.S. Equal Employment Opportunity Commission ha avviato un’indagine al fine di chiarire se le preoccupazioni in merito a episodi riconducibili a discriminazione di genere sono eccessive oppure corrispondono a fatti realmente accaduti in passato o ancora in atto. Tutto ha avuto inizio con le dichiarazioni di Susan Fowler, ex dipendente della società che ha raccontato di essere stata vittima di molestie da parte di un collaboratore definito high performer e dunque ritenuto intoccabile.
L’indagine svelata oggi si struttura nella raccolta di testimonianze da parte dei dipendenti, quelli attuali e coloro che hanno già lasciato il loro incarico in Uber. Non è dato a sapere in che modo o con quali tempistiche si giungerà a una conclusione. Queste le parole affidate da un portavoce della società alle pagine del sito The Verge (in forma tradotta), che sottolineano l’impegno fin qui profuso dal gruppo al fine di uscire da un momento non semplice.
Continuiamo a migliorare in qualità di azienda che ha effettuato in modo proattivo molti cambiamenti nel corso degli ultimi 18 mesi, inclusa l’implementazione di nuove strutture relative a equità e salario basate sul mercato, rivedendo i nostri processi di valutazione delle performance e pubblicando i report Diversity & Inclusion, senza dimenticare i training su diversità e leadership che interessano migliaia di dipendenti a livello globale.