Uber Italia ha un nuovo manager, Carlo Tursi. Ingegnere meccanico con un MBA alla MIT Sloan School of Management, è il manager di Uber Roma e toccherà a lui prendere il posto di Benedetta Arese Lucini, che negli ultimi anni è stata per tutti il volto della compagnia globale di ride sharing in Italia. Le dimissioni della giovane e celebre manager sono clamorose, per ora senza commenti o spiegazioni. Non lascia soltanto l’incarico, anche l’azienda. Certamente il cambio di vertice può anticipare un cambio di passo della società, che non è mai stata tanto in difficoltà dopo l’ordinanza che ha sospeso UberPop.
Benedetta Arese Lucini non è stata soltanto una giovane ed agguerrita manager: non si era mai visto un country di una multinazionale protagonista di così tante copertine, interviste sui giornali e in televisione, purtroppo a causa del fortissimo contrasto con i tassisti, in troppe occasioni sfociato oltre il limite, con insulti e minacce fisiche. La sua storia e quella di Uber è salita quasi subito agli onori della cronaca e non soltanto dell’informazione specializzata. Il fatto increscioso più recente soltanto un paio di settimane fa, quando presso un ristorante dove stava incontrando in modo informale i deputati dell’Intergruppo per l’Innovazione è stata di nuovo aggredita – e con lei anche tutti gli altri, ne ha scritto Stefano Quintarelli – e violentemente minacciata.
Quando Webnews la intervistò per la prima volta, nel 2013, così descrisse la situazione e il suo auspicio. Purtroppo deluso.
Il rancore generale lo posso anche capire per un mercato che fatica a comprendere la competizione, non capisce che porta anche crescita. Non mi aspetto ampie vedute da chi tutti i giorni guida il suo taxi e magari percepisce, erroneamente, Uber come una minaccia. Però mi aspetto che ci sia comprensione umana e rispetto.
Chissà che non sia stata questa enorme pressione (la donna da più di un anno si avvale di una scorta privata e deve comunicare alla polizia i suoi spostamenti) a convincerla a lasciare Uber. Conoscendola però sembra difficile si tratti solo di questo. Certamente la sequenza delle cattive notizie per Uber negli ultimi tempi è stata impressionante, fino all‘ordinanza del tribunale di Milano che ha sancito l’inibizione del servizio dei driver part-time in tutto il territorio nazionale. Anche Uber Black, pure attivo, è stato più volte al centro di sentenze controverse e ormai è chiaro come ci sia bisogno di una equiparazione taxi-Ncc, come l’authority dei trasporti ha più volte raccomandato.
La politica nicchia
Governo e Parlamento hanno avuto tutte le possibilità di intervenire, ma fino ad oggi hanno prevalso la lentezza e, per dirla tutta, anche la pavidità rispetto alle proteste dei tassisti, molto più bravi di Uber nell’esercitare una persuasione lobbistica sulla politica nazionale e municipale. In questo momento sono in discussione gli emendamenti al DL Concorrenza dove si potrebbe inserire una parziale riforma della legge sui trasporti, vecchia di 23 anni, e così reintrodurre Uber sul mercato in cambio di alcune garanzie di tipo assicurativo, professionale e fiscale. Nessuno però potrebbe giurare sul buon esito di un percorso che porti a una iniezione di concorrenza e norme più moderne in questo settore. Nella sua ultima relazione, il presidente dell’antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha ribadito che «se è vero che l’economia di Internet è una economia carica di conflitti, sta alla politica mediare per trovare il giusto equilibrio».
Carlo Tursi, intervenuto alla social media week 2015 dove ha parlato proprio del ruolo dell’innovazione e il rapporto con le norme – il vero problema di Uber – è al momento all’estero e la società per ora non vuole commentare. Quasi certamente il destino di Uber in Italia cambierà a seconda se prevarranno i falchi o le colombe. Il Belpaese può ancora scegliere di essere diverso dalla Francia e il percorso deve essere compiuto anche dalla stessa azienda californiana. L’applicazione gode del favore delle nuove generazioni e rappresenta una innovazione dirompente nel settore, ha qualche ragione di lamentarsi del livello del dibattito, ma alla fine resta una sola questione in campo: cosa deve fare una grossa società quando la legislazione è più arretrata rispetto al suo prodotto?
. #Uber: @dettaarese lascia, country diventa @carlotursi. Buon lavoro e avanti con una bella iniezione di concorrenza e norme nel sistema.
— Marco Viviani (@VivianiMarco) August 3, 2015
Probabile sia necessario un cambio di strategia. Quella finora adottata, al di là della bravura della Arese Lucini (alla quale vanno fatti i complimenti per i nervi saldi e gli auguri per il suo futuro professionale) non ha sortito gli effetti desiderati. Al nuovo country manager va augurato buon lavoro.