Uber sta mutando la propria natura, con un duplice obiettivo: uscire da un momento critico che ha visto il gruppo al centro di questioni delicate ed evolvere il proprio business in modo da farsi trovare pronto per una nuova era della mobilità. L’acquisizione di Jump confermata oggi si inserisce appieno in quest’ottica e testimonia l’intenzione di concentrarsi sul promettente ambito del bike sharing.
L’annuncio arriva a qualche mese di distanza dall’avvio del programma pilota che ha visto Uber portare a San Francisco le biciclette a pedalata assistita di Jump, mettendole a disposizione dei suoi clienti. Non sono stati resi noti i dettagli riguardanti l’accordo economico tra le parti, ma le indiscrezioni riportate dalla testata TechCrunch parlano di una cifra pari a circa 100 milioni di dollari. Il processo di metamorfosi avviato dal gruppo è ben riassunto da questo passaggio del blogpost con il quale Jump conferma l’acquisizione da parte del colosso del ride sharing: l’azienda si sta via via trasformando in una piattaforma per la mobilità intermodale.
Siamo felici di aprire un nuovo capitolo della nostra storia e giocare un ruolo importante nella transazione di Uber verso una piattaforma intermodale.
Durante i primi mesi di test sono state raccolte alcune interessanti informazioni che torneranno utili per meglio configurare il servizio: chi utilizza una bicicletta di Jump per muoversi in città percorre in media 4,2 Km per ogni spostamento, una distanza non troppo lontana da quella coperta per ogni corsa delle automobili, ma a impatto zero e dunque del tutto sostenibile. Inoltre, ogni bici viene usata mediamente sei o sette volte al giorno. Incrociando questi dati con quelli ottenuti durante l’erogazione del servizio di ride sharing, Uber sarà in grado di offrire diversi modi per raggiungere una destinazione, ottimizzati in base a parametri come le condizioni del traffico, del meteo o l’orario.