Un servizio come Uber basa il proprio funzionamento, inevitabilmente, sulle mappe stradali. È chiaro: le informazioni vengono utilizzate per stabilire quale sia il percorso migliore dal punto di partenza alla destinazione da raggiungere, per il calcolo dell’attesa stimata o per preventivare la tariffa del viaggio. Ecco perché il colosso californiano del ride sharing intende crearne di proprie, più precise e affidabili rispetto a quelle attualmente a disposizione.
A parlarne è Brian McClendon, per oltre dieci anni al lavoro con il team di Google Maps, ora passato a Uber. Sarà lui a coordinare e guidare gli sforzi dell’azienda finalizzati alla realizzazione di mappe su misura per le esigenze del servizio. Ad esempio, ai conducenti interessa più sapere quali sono i pattern del traffico in base alle fasce orario o dove sono posizionati i cartelli stradali piuttosto che l’altitudine di un luogo o la topografia di mari e oceani.
Uber ha avviato lo scorso anno la mappatura di alcune zone degli Stati Uniti, con l’impiego di un veicolo simile alle Google Car di Street View. Oggi annuncia l’estensione del programma ad un nuovo paese, il Messico, a cui ne seguiranno altri.
Le immagini stradali catturate dalle nostre auto dedicate alla mappatura ci permetteranno di migliorare gli elementi chiave dell’esperienza offerta da Uber, come i punti di prelievo e arrivo o la definizione del percorso ottimale per chi viaggia e chi guida. Sebbene il nostro impegno per la raccolta delle immagini è al momento focalizzato in Messico, intendiamo espandere il progetto ad altri paesi in futuro.
Per mappare le strade, Uber utilizza alcune tecnologie proprie, citate nel post comparso sul blog ufficiale, ma non meglio specificate. Proprio oggi l’azienda ha annunciato la cessione del proprio business cinese a Didi Chuxing, principale concorrente nel paese asiatico per quanto riguarda il mercato del ride sharing. L’entità dell’investimento economico non è stata comunicata.