Niente da fare, nessuna stretta di mano al termine dell’incontro di ieri: Uber dovrà interrompere con effetto immediato la fase di test dei propri veicoli a guida autonoma nelle strade pubbliche di San Francisco. Lo ha stabilito il California Department of Motor Vehicles. In caso contrario l’azienda rischia di incorrere in pesanti sanzioni.
Tutto ha avuto inizio la scorsa settimana, quando Uber ha dato il via ad una fase di test delle proprie self-driving car nella città californiana, pur non avendo versato a DMV i 150 dollari necessari per la richiesta di autorizzazione. Il motivo? La società ritiene che, essendo presenti a bordo dei veicoli i comandi manuali (ovvero pedali e volante), le vetture non possono essere considerate come esclusivamente mosse da un sistema di guida autonoma. Le autorità locali la pensano diversamente. Un portavoce ha dichiarato che il gruppo ha preso atto della decisione e interrotto la propria attività.
Ora stiamo cercando un luogo dove poter redistribuire queste auto, ma restiamo totalmente concentrati sulla California e raddoppieremo i nostri sforzi per la definizione di nuove regole attuabili a livello statale.
Ciò non si traduce in una separazione definitiva del progetto dalla California. All’azienda sarà sufficiente compilare la richiesta e ottenere il permesso, la cui approvazione solitamente richiede un’attesa pari a circa tre giorni. Il gruppo di ride sharing però sembra non essere disposto a scendere compromessi su un punto: se a bordo è presente un pilota in carne ed ossa, una vettura non è da considerarsi al 100% una self-driving car. Queste le parole di Jean Shiomoto, direttore del DMV, contenute in una lettera inviata a Uber.
Siamo pronti a lavorare in modo collaborativo. Il processo di richiesta per effettuare il test di veicoli autonomi è semplice e veloce.