A partire dal giorno in cui Nokia ha messo sul mercato le proprie mappe a seguito dell’accordo con Alcatel-Lucent, per la controllata Here si è scatenata un’asta al rialzo che sta coinvolgendo molti nomi. Facebook è stato tra i primi, in virtù di una nuova collaborazione tra le parti. Alcuni grandi nomi dell’automotive tedesca avrebbero inoltre creato una cordata per tentare l’impresa. Ma un nome nuovo si affaccia alla competizione, ed apre scenari di sicuro interesse: si tratta di Uber, dai più identificata come la grande realtà anti-taxi a livello internazionale. Ma dietro questo tipo di scommessa potrebbe esserci qualcosa di ben più ampio del solo ambito a cui la pubblica opinione ha relegato l’azienda.
Uber non si è negata ai microfoni ed ha ammesso tutto quanto: il gruppo avrebbe già portato avanti una proposta di acquisizione pari a 3 miliardi di dollari. Una ulteriore puntata sarebbe giunta da un gruppo non meglio precisato, ed entro la fine del mese Nokia dovrebbe deliberare il vincitore della corsa. In ballo v’è un gruppo di sicuro valore tecnico: mappe affidabili, accordi in essere di grande importanza, una infrastruttura invidiabile ed anche una community di volontari al lavoro per il continuo affinamento dei percorsi stradali tracciati. La scommessa dei singoli concorrenti all’acquisizione è proporzionata alle possibilità di monetizzazione successiva. Uber, da parte sua, potrebbe avere in serbo novità che andrebbero a delineare per il gruppo un profilo molto più ampio rispetto a quello semplicisticamente individuato fino ad oggi.
Dietro la scelta di Uber possono celarsi molte motivazioni, tutte radicate su una sola convinzione: costruire da zero un insieme di informazioni quale quello in mano a Here (le cui mappe sono il cuore dell’80% dei servizi mappali in-car) è qualcosa di estremamente difficile, lungo ed oneroso. L’acquisizione potrebbe insomma essere un buon investimento, a patto di avere tra le mani più carte da giocare. Uber da parte sua potrebbe sfruttare le mappe per migliorare il proprio servizio di trasporto persone, anzitutto (a partire dal nuovo UberPool). Ma in ballo v’è anche la possibilità di sfondare nel mondo della logistica, aprendo anche al trasporto delle merci (UberFresh) e ad un ruolo negli sforzi di smart mobility per il futuro. Da non sottovalutare, inoltre, l’impegno dell’azienda tra le auto a guida autonoma.
L’acquisizione di Here può insomma essere una scintilla che, tra le mani di Uber, potrebbe infiammare il mercato a colpi di innovazione. La lotta con i taxi potrebbe presto passare in secondo piano, poiché gli obiettivi si eleverebbero ad un nuovo orizzonte.
Spettatore interessato di tutto ciò è Google: anzitutto, Here è il principale ostacolo sulla strada di Google Maps; inoltre il gruppo ha una partecipazione in Uber ed è certamente interessato a capire come possa evolvere la situazione; ancora, perdere i grandi gruppi dell’automotive potrebbe significare un colpo duro per le proprie ambizioni sui veicoli a quattro ruote; da non sottovalutare infine gli sforzi già profusi nelle auto a guida autonoma, ambito nel quale Uber potrebbe paventare in futuro proposte proprie e servizi integrati.
Dietro l’acquisizione di Here c’è molto più del semplice controllo su preziosi contenuti mappali, insomma: le mappe sono la base su cui molte idee potrebbero fiorire. E gli interessi in ballo vanno ben oltre i 3 miliardi che Uber è disposta oggi a mettere sul piatto.