Non sapremo mai come l’autista Fawzi Kamel abbia giudicato la corsa di Travis Kalanick, dopo che l’ormai ex CEO di Uber si è lasciato andare a insulti verso il conducente. Potremo però sapere come il nostro comportamento da passeggeri verrà giudicato da chi ci trasporta, grazie a un nuovo sistema di rating messo a punto dal colosso del ride sharing.
A differenza di quanto avveniva in passato, se due o più autisti assegnano meno di cinque stelle a un utente al termine del servizio, specificando lo stesso tipo di problematica incontrata, Uber lo segnalerà direttamente all’iscritto, tramite una notifica a comparsa nell’applicazione. Tra le ragioni selezionabili dai conducenti figurano risposte predefinite come i tempi di attesa, la scarsa pazienza, il numero delle persone caricate a bordo, eventuali comportamenti discutibili, una variazione richiesta del tragitto quando già in viaggio e la possibilità di specificare altre motivazioni.
Le votazioni ricevute contribuiranno alla definizione di un rating per gli utenti, così da aiutare gli altri autisti a decidere se accettare o meno una corsa. I passeggeri, a loro volta, potranno prendere in considerazione i feedback ricevuti e riflettere su eventuali comportamenti rivedibili, così da correggere il tiro in futuro.
Una mossa di questo tipo sembra voler favorire una maggiore trasparenza tra le parti, una strada auspicata dai nuovi vertici dell’azienda. Il primo a farlo è stato il nuovo CEO, Dara Khosrowshahi, che nei giorni scorsi è intervenuto con una lettera aperta sulla delicata questione che ha visto l’amministrazione di Londra non rinnovare la licenza necessaria ad offrire il servizio di ride sharing nella capitale inglese. La sua è un’ammissione di colpa, un’assunzione di responsabilità, senza giri di parole né il tentativo di ricorrere a improbabili giustificazioni, per gli errori commessi in passato sotto un’altra guida.