In otto stati americani (Pennsylvania, Carolina del Sud, Virginia Occidentale, Delaware, Illinois, Arizona, Oklahoma e Massachusetts) le tariffe di Uber saranno presto aumentate di 0,05 dollari per ogni miglio percorso. Il motivo è presto detto: istituire un fondo da destinare agli autisti, che così potranno accedere a un’assicurazione relativa alla loro incolumità e all’eventuale impossibilità di esercitare la professione in caso di incidente. Il denaro servirà ad abbassare i premi richiesti dalle agenzie per la sottoscrizione delle polizze.
Non è chiaro se l’iniziativa arriverà in un secondo momento a interessare altri territori: ad oggi Uber opera in oltre 450 città distribuite in più di 70 paesi di tutto il mondo, con il numero degli autisti impegnati che supera il milione di unità. Tra le due parti, il gruppo e chi si mette al volante per fornire alla collettività un servizio di ride sharing, non sono fin qui mancati momenti di tensione che hanno coinvolto direttamente anche il CEO Travis Kalanick. Queste le parole di Gus Fuldner, numero uno della divisione Safety and Insurance, affidate alla redazione della testata PennLive.
Pensiamo che gli autisti debbano poter disporre di un’opzione economica per proteggere se stessi e le loro famiglie da rari e imprevedibili incidenti potenzialmente in grado di impedire l’attività lavorativa.
Il mese scorso un progetto simile è stato lanciato nel Regno Unito, dove agli autisti con almeno 500 viaggi portati correttamente a termine è stata offerta la possibilità di sottoscrivere un’assicurazione su malattia e infortuni, a fronte di una spesa settimanale pari a due sterline. Va precisato che aderire al programma non è in alcun caso obbligatorio e che ogni operatore può scegliere se usufruirne o meno. Fuldner sottolinea infine come il gruppo non generi alcun profitto dall’iniziativa.
Uber non guadagna da questo. Pensiamo sia un’opzione da offrire agli autisti per proteggere loro stessi e le famiglie.