Aggiornamento: lo stop alla fase di test è durato poco, con le self-driving car del gruppo già tornate in strada a San Francisco e presto anche in Arizona.
Non è certo il più roseo e tranquillo dei periodi per Uber: lo scontro a viso aperto con le rappresentanze del mondo taxi, l’avvio di un’indagine interna su presunte molestie sessuali, l’abbandono dell’ormai ex presidente, le tensioni fra il CEO e gli autisti, l’accusa di evadere i controlli con l’ausilio di un’applicazione e la causa legale intentata da Waymo per sottrazione di proprietà intellettuali. Ora anche l’incidente di una delle self-driving car in fase di test sulle strade dell’Arizona.
Lo schianto è avvenuto nella città di Tempe e ha visto coinvolta una delle Volvo XC90 a guida autonoma impiegate nel progetto. Stando a quanto dichiarato dall’azienda, il sinistro si è verificato quando al volante si trovava un conducente in carne e ossa, dunque con il sistema self-driving disattivato. Seduto sul sedile frontale del passeggero un altro “safety driver”. La responsabilità di quanto accaduto è da imputare a una manovra avventata eseguita da un’altra vettura, sbucata improvvisamente di fronte a quella di Uber. Il gruppo, in via preventiva, ha deciso di sospendere temporaneamente la fase di test in tutto lo stato. Di seguito le immagini catturate nei momenti immediatamente successivi all’incidente.
BREAKING: Self-driving Uber vehicle on it’s side after a collision in Tempe, AZ.
Photos by @fresconews user Mark Beach pic.twitter.com/5NCF2KG0rW
— Fresco News (@fresconews) March 25, 2017
L’ufficiale di polizia Josie Montenegro ha confermato a Bloomberg che l’autista di Uber non è da ritenersi in alcun modo responsabile di quanto occorso e che, fortunatamente, non ci sono stati feriti.
Proprio nei giorni scorsi è spuntato un report che focalizza l’attenzione sui cosiddetti disengagement, ovvero sugli interventi manuali dei conducenti che si rendono necessari durante i test dei sistemi di guida autonoma: il tasso è ancora troppo alto (uno ogni 1,3 Km) per poter parlare di una tecnologia pienamente affidabile e destinata a una diffusione su larga scala. In altre parole, c’è ancora molto da fare.