L’ultima release di Ubuntu (12.10) è stata pubblicata solo pochi giorni fa, facendo discutere per lo slogan che ne ha accompagnato il lancio, un vero e proprio attacco frontale nei confronti di Windows 8 (“Evita la sofferenza di Windows 8, Ubuntu 12.10 è disponibile da oggi”). Nel fine settimana la Rete è tornata a parlare del sistemo operativo di Canonical, questa volta in seguito alla pubblicazione di un post da parte del CEO Mark Shuttleworth.
In un suo intervento di giovedì, l’imprenditore di origini sudafricane ha annunciato che la società è già impegnata per dare vita alla prossima versione della piattaforma, Ubuntu 13.04 (nome in codice Raring Ringtail), proponendo agli sviluppatori un approccio leggermente diverso rispetto a quello adottato finora. In sintesi, l’invito di Shuttleworth resta indirizzato a chiunque voglia contribuire all’evoluzione del progetto, ma questa volta chiedendo ai partecipanti di non divulgare informazioni sulle novità più importanti finché non sarà deciso da Canonical. Una decisione che ha fin da subito attirato a sé numerose critiche, da parte di chi vede in questo percorso un parziale abbandono della filosofia “open”.
La risposta ufficiale non si è fatta attendere e, con un secondo post pubblicato venerdì, il CEO ha chiarito che l’intenzione, al contrario, è quella di coinvolgere la community in ogni singolo aspetto dello sviluppo, garantendo un livello ancora maggiore di trasparenza. A chi si troverà impegnato sulla scrittura del codice riguardante i punti chiave di Ubuntu 13.04 verrà dunque chiesto di trattare il proprio lavoro come un progetto personale e non rendere noti i dettagli sulle novità, in modo che possano essere svelate solo una volta pronte per la distribuzione. In questo modo si eviterà di attirare critiche o pareri negativi anzitempo, potendo contare su un’eco mediatica maggiore al lancio.
Shuttleworth assicura che la piattaforma non diventerà in alcun modo “closed”. Si è dunque trattato esclusivamente di un problema di comunicazione? Stando al post chiarificatore pare di sì, ma considerando i pareri negativi che hanno accompagnato il debutto di alcune caratteristiche (come l’interfaccia Unity) non è da escludere che nelle intenzioni di Canonical possa esserci il reale desiderio di esercitare un maggiore controllo sulle modalità di diffusione delle informazioni riguardanti lo sviluppo di Ubuntu.