Magomed Yevloyev è stato ucciso. Il suo nome è legato ad un popolare sito russo di controinformazione, un riferimento importante sul web del paese ex-URSS ed oggi tra i principali additati di chi difende la libertà di espressione. Yevloyev è deceduto in ospedale e dapprima il tutto è stato legato a cause fortuite non ben specificate. Con il passare delle ore, però, la casualità sembra venir meno lasciando spazio a motivazioni che si annidano sulle idee espresse dallo stesso Yevloyev sul suo sito ingushetiya.ru.
Le prime versioni sull’incidente hanno lasciato spazio a teorie ben diverse che presto hanno trovato anche la via delle sale dei bottoni. La storia inizia infatti con l’arresto di Yevloyev, appena sceso da un aereo a Narzan, capitale dell’Inguscezia. Il trasporto su un’auto delle autorità, poi uno sparo definito come «accidentale»: Yevloyev è stato portato in ospedale con un proiettile nella tempia e la sua voce si è così spenta lasciando sulla strada nell’ennesimo caso di sangue e l’ennesima scia di polemiche.
Il sito ingushetiya.ru era stato più volte al centro delle attenzioni delle autorità a causa della fonte indipendente e della voce che quotidianamente si sollevava contro il Cremlino. L’autore era stato ostacolato in più modi nella propria attività, ma il sito aveva assunto progressiva popolarità diventando una minaccia sempre più seria. Così come successo in altri casi giunti sulle prime pagine di tutto il mondo, la vicenda è finita con un assassinio poco chiaro sul quale ora il mondo occidentale chiede di fare chiarezza.
Una voce su tutti, quella di Reporters Sans Frontiere: «siamo sdegnati per la morte di Yevloyev, il quale ha dimostrato il proprio coraggio e la propria determinazione con la propria informazione indipendente dall’Inguscezia […] la sua morte non può rimanere impunita. È fondamentale che la comunità internazionale, in special modo l’Unione Europea, chiedano di sapere cosa è realmente accaduto. Le spiegazioni fornite dalle autorità locali sono prive di senso».
La minaccia rappresentata dal sito di Yevloyev era cosa tanto evidente da costringere (secondo quanto indicato da RsF) le autorità all’apertura di un sito di informazione, con dominio similare, che equilibrasse online la voce del temuto reporter. Yevloyev avvertiva ormai il fiato sul collo ed aveva già pubblicamente anticipato il proprio destino suggerendo la possibilità che il Presidente Zyazikov, ex-membro del KGB oggi ai vertici del Governo dell’Inguscezia (peraltro esponente particolarmente vicino al leader russo Vladimir Putin), avesse già assoldato persone deputate all’esecuzione. Le minacce alla famiglia prima, l’arresto poi.
La versione ufficiale emersa ad alcune ore dal decesso indica uno sparo accidentale conseguente alla resistenza di Yevloyev all’arresto. «Non è sicuramente stato un errore» sentenzia però l’avvocato della vittima cavalcando lo sdegno internazionale. Il sito ingushetiya.ru ospita ora gli aggiornamenti sul caso in lingua locale mentre un blog su piattaforma WordPress mette a disposizione di tutti la copertura (in lingua inglese) dei giornali di tutto il mondo.