Un’app accessibile dallo smartphone e che permetta di valutare in netto anticipo, per ogni singolo soggetto, il rischio di sviluppare malattie non trasmissibili, da quelle cardiovascolari e respiratorie croniche, ai tumori e al diabete. Fantascienza? Non proprio. Si tratta infatti di una nuova iniziativa nata nell’ambito del programma quadro per la ricerca Horizon 2020 dell’Unione Europea, su iniziativa di dodici centri di sei Paesi, compresa l’Italia.
Il progetto, chiamato Warifa, è infatti coordinato dal Norwegian Center for E-health Research, ma vede il nostro Paese partecipare con l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), con referente il matematico Giovanni Sebastiani, e con la CiaoTech Srl, con la collaborazione di altre istituzioni scientifiche di Romania, Spagna, Irlanda, Norvegia e Finlandia.
L’app che calcola il rischio di ammalarsi
L’obiettivo quindi di questo progetto è quello di fornire ai cittadini uno strumento utile per tenersi sempre informati non solo sul rischio di sviluppare determinate malattie, ma anche di peggiorare una di quelle eventualmente già malauguratamente diagnosticata. L’applicazione fornirà anche un set personalizzato di raccomandazioni sullo stile di vita in base al profilo di rischio individuale, motiverà gli utenti a migliorare le loro abitudini di vita e, quando necessario, inviterà a mettersi in contatto con i membri del sistema sanitario.
Nel mondo ci sono per esempio circa 400 milioni di persone diabetiche e per il futuro si prevede un incremento costante del numero, che nel 2050 potrebbe sfiorare quasi gli 800 milioni di casi. La speranza è che i progetti come Warifa consentano anche alle persone che non sanno di avere questa malattia di scoprirne quanto prima la presenza, in modo tale da curarsi in modo tempestivo.
È essenziale mettere in atto strategie per anticipare la diagnosi, in stadi in cui la malattia può essere affrontata con successo. “Grazie alla tecnologia vogliamo avviare un sistema controllato, che non implichi ulteriori esborsi a carico dei servizi sanitari nazionali, già messi in molte nazioni a dura prova dall’impatto dalla pandemia in corso – ha spiegato uno dei ricercatori -. I centri coinvolti condividono le stesse regole e presentano un alto livello di esperienza nella prevenzione e in tutti i servizi per la cura delle patologie tracciabili con l’app”.