Arriva una nuova batosta dall’Unione europea per Facebook, Google e Twitter: non sono state in grado di rispettare gli impegni per combattere il dilagare della disinformazione, tutto questo a tre mesi dalle elezioni europee. A dirlo è stato la stessa Commissione europea, online ci sono ancora troppe notizie false. Le grandi società tecnologiche e gli organismi commerciali che rappresentano l’industria pubblicitaria hanno aderito ad un codice di condotta volontario in ottobre per affrontare la diffusione di notizie false, con l’obiettivo di allontanare una legislazione più pesante.
A Bruxelles si freme per affrontare una volta e per tutte questo annoso problema, cioè la minaccia delle fake news e soprattutto delle interferenze straniere durante le campagne per le elezioni del Parlamento europeo di maggio. Del resto ci sono all’orizzonte anche elezioni in Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Polonia, Portogallo e Ucraina, quindi la posta in gioco è molto alta. Il commissario per la sicurezza in Europa, Julian King, ha criticato la mancanza di progressi nella lotta alle fake news in base ai report di Facebook, Google e Twitter.
Our joint statement today on progress made by internet platforms on tackling disinformation: Sadly they have fallen further behind. They need to live up to the standards we are asking of them, & that they signed up to https://t.co/IwYhZNsCNV @GabrielMariya @VeraJourova @Ansip_EU
— Julian King (@JulianBKing) February 28, 2019
“Purtroppo sono rimasti indietro, devono essere all’altezza degli standard che stiamo chiedendo e che hanno firmato“, ha detto King in un tweet. Le tre compagnie hanno sì avviato campagne più restrittive verso le pubblicità a sfondo politico, ma per l’Ue non è abbastanza: chiede di trasmettere informazioni più dettagliare sulla chiusura di profili falsi e sull’individuazione di bot automatizzati.
Facebook non ha fatto sapere dettagli sulle azioni riguardo le pubblicità politiche a gennaio o il numero di account fasulli cancellati. Google non ha invece chiarito le azioni sulle pubblicità politiche, mentre Twitter non ha rispettato gli impegni a gennaio sulla trasparenza di questo tipo di messaggi pubblicitari.